21.6.14

Il crollo dei giganti.

Più sei in alto, più la tua caduta fa un rumore pazzesco. Strano a dirlo, ma due squadre si sono guadagnate ex-aequo il titolo poco onorifico di "prima compagine eliminata dal Mondiale". Se è una stata l'Australia (e forse era prevedibile), l'altra è la Spagna. Come la Spagna? Sì, la Spagna. Le Furie Rosse. Quelli dei due Europei e del Mondiale vinti nel quadriennio 2008-2012. Quelli del tiki-taka. Quelli del falso nueve e delle verticalizzazioni improvvise. Tutti si guardano sgomenti mentre il re decade e già si pensa alla successione.

Diego Costa, 25 anni, un esperimento fallito con la Roja a questo Mondiale.

Premesso che il sottoscritto non si aspettava un finale del genere, tutti sono rimasti stupiti. Io ho pronosticato la Spagna in finale all'inizio di questo Mondiale, magari contro la Germania per una rivincita dell'Europeo 2008. E qualche segnale di difficoltà c'era stato, ma nulla da far pensare a un'uscita nel girone. Per altro, gli iberici hanno incrociato un'Olanda composta da giovani in rampa di lancio e i soliti noti (van Persie, Robben, Sneijder, De Jong) e un Cile molto compatto e divertente, ma che ancora doveva esser testato alla prova finale. Ci aspettavamo tra i sette e i nove punti, invece gli spagnoli son fuori con zero e senza un gol su azione. Tante le cause.
Fra tutte, la prima è la caduta dell'efficace sistema difensivo. Guardate il cammino nella fase a eliminazione diretta del Mondiale vinto in Sudafrica: quattro 1-0 e passa la paura. Tra 2008 e 2012, in partite ufficiali tra Europei e Mondiali, la Spagna ha incassato solo sei gol in 19 partite. Restringendo lo scenario alle fasi a eliminazioni diretta di quelle competizioni, la Furie Rosse non hanno preso alcuna rete nelle dieci gare per i tre titoli. Un record. Tutto passato in secondo piano di fronte allo scenario di questo Mondiale: sette reti incassate in due match contro Olanda e Cile. Un Casillas incertissimo, Jordi Alba praticamente irriconoscibile e Azpilicueta deludente. Il Mondiale deve ancora finire, ma finora la squadra di del Bosque ha la peggior difesa dell'intera competizione. Ed è una di quelle che ha fatto più errori difensivi (per altro nel 50% conclusi da gol avversari).
Secondo, la condizione fisica. Una stagione tirata fino alla fine in Liga, con tre squadre in lotta per il titolo fino alla penultima giornata. Lo scontro del Camp Nou tra Barcellona e Atlético Madrid per l'assegnazione del campionato, seguito dalla finale di Champions League a tinte iberiche tra la due compagini di Madrid. Molti sono arrivati stirati a fine annata, esausti dopo un anno in cui hanno dato tutto per vincere qualcosa. Non per nulla - tranne Javi Martinez, David Silva e Azpilicueta - i giocatori della Spagna che fin qui sono comparsi al Mondiale giocano tutti in patria. Due o tre sono sembrati in condizioni accettabili, gli altri non si sono mossi molto sul campo. La deficitaria condizione fisica non ha permesso neanche l'attuazione di un adeguato gioco offensivo. Il tiki-taka da fermo non l'ha mai fatto nessuno, figuriamoci con passaggi di media sui 15 metri. E sopratutto a questo Mondiale, se non corri, sei finito: non è un caso che la Spagna abbia finora segnato solo su calcio da fermo, con il rigore trasformato da Xabi Alonso contro l'Olanda.
Terzo, Diego Costa. L'azzardo alla fine non ha pagato. Purtroppo inserirlo in un contesto diverso da quello dell'Atletico e in un gioco particolare come quello del tiki-taka non ha reso come sperato. Certo, qualcuno potrà dire che Torres, Llorente o Negredo - centravanti come Diego Costa - hanno reso nel modulo della Spagna. Sì, ma Llorente e Negredo a questo Mondiale non ci sono e Torres è in condizioni misere da un paio d'anni. In più, ho come l'impressione che i fischi dei tifosi brasiliani a ogni pallone toccato non abbiano aiutato il centravanti dell'Atlético.

Vicente del Bosque, 63 anni, è il commissario tecnico di questa Spagna.

Quarto, la riconoscenza. Credo che la vicenda dell'Inter del Triplete abbia insegnato come la riconoscenza sia giusta, bellissima, romantica, ma anche molto pericolosa. Quando stravinci, vuol dire che la tua squadra - al 99% dei casi - è al massimo della sua condizione. Ergo potrà ripetersi al massimo, ma di certo non potrà far meglio di quanto ha già fatto. Questo è successo alla Spagna di del Bosque, che a certi senatori non ha voluto rinunciare. Che avrebbe potuto ripetersi, fare un altro grande Mondiale e magari pure vincerlo. Ma se aggiungete questo elemento ai tre precedenti, beh, lo scenario di una seconda Coppa del Mondo si è reso impossibile fin da subito.
Quinto, il tempo. I cicli sono fatti per nascere, durare e morire. Questa Spagna se l'è goduta finché ha potuto e l'ha fatto. Prima di questo ciclo di vittorie, siamo stati abituati a una Spagna forte, ma non da trionfo finale. Ricordo ancora da ragazzo che quando si avvicinava un Mondiale o un Europeo, ogni volta la Spagna era puntualmente tra le favorite alla vittoria finale per forza complessiva e talenti in campo. Eppure a Francia '98 è uscita nel girone, a Euro 2000 Raul ha sbagliato il rigore del pareggio nei quarti di finale contro la Francia. Nel 2002 gli iberici son stati derubati dalla Corea del Sud (forse in quel caso sarebbero potuti arrivare in fondo), mentre nel 2004 si sono inchinati al Portogallo padrone di casa e alla Grecia campione d'Europa. Per finire, a Germania 2006 incontrano la Francia poi vice-campione del Mondo ed escono agli ottavi. Insomma, mancava lo step finale. Che c'è stato. Ma adesso bisogna ripartire da capo.
Ora la domanda è: quest'evento mette la parola "fine" a una storia vincente? Se parliamo della Spagna di del Bosque, può essere. In fondo, il tecnico ha raccolto il lavoro di Aragonés e ha fatto quello che poteva. Ha saputo tenere il gruppo insieme, sfruttare la crescita planetare di alcuni suoi giocatori e in alcuni casi ha pure rivitalizzato gente che non se la passava bene nei propri club (Torres, Arbeloa, Casillas). E ha anche fatto sapere che è pronto a farsi da parte. Purtroppo certi incantesimi non durano per sempre. Perché questa Spagna è stata una magia: una striscia di 35 partite consecutive senza sconfitta, due Europei vinti, un Mondiale dominato. Ma ora è tempo di lasciare il testimone a qualcun'altro. Alla Spagna rimane la gara con l'Australia per salvare almeno la faccia, al mondo un crollo dei giganti che non ci saremmo mai aspettato.

Fernando Torres, 30 anni, Iker Casillas, 33, e Andres Iniesta, 30, salutano il Mondiale.

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