14.7.14

Il cerchio si è chiuso.

Un lavoro durato quasi 15 anni, ma i frutti sono arrivati: la Germania conquista il suo quarto titolo Mondiale al Maracanã di Rio de Janeiro. Gli argentini, ritornati in finale della Coppa del Mondo dopo 24 anni giocando un calcio tutt'altro che spettacolare, non hanno saputo sfruttare la superiorità avuta per 60'-70' durante la gara. Di contro, i tedeschi hanno trovato la zampata giusta al 113' con uno dei giocatori più sottotono della sua spedizione: Mario Götze.

Philipp Lahm, 30 anni, alza la Coppa del Mondo al Maracanã di Rio de Janeiro.

La Spagna out ai gironi, così come Italia e Inghilterra (non che mi aspettassi granché dalle ultime due). L'Uruguay fuori agli ottavi. La Francia fuori ai quarti. Il Brasile sotterrato (e forse ormai sotto shock per altri 50 anni) dopo il Minerazo e il 7-1 subito dalla Germania in semifinale. L'Olanda si è sparata la peggior partita del Mondiale in semifinale, giocando da catenacciara che non è. 
Forse la finale più giusta era questa, però il dubbio rimane. Il Mondiale ha premiato chi correva di più, o almeno chi lo faceva nella maniera più intelligente: nel primo caso l'Albiceleste, nel secondo i teutonici. L'Argentina di Sabella è stata tutt'altro che spettacolare. Molti si aspettavano che bastasse avere davanti Messi, Aguero e Higuaín per far girare tutto. 
Alcuni si sono dimenticati che questi giocatori nei rispettivi club - Barcellona, Manchester City e Napoli - giocano tutti da prima punta. Integrare i tre non è stata un'impresa facile, specie in un Mondiale in cui si doveva correre "da squadra", e non è che i tre abbiano brillato per copertura difensiva o aiuti ai compagni in fase di non-possesso.
Il vero ago della bilancia per l'Argentina è stato Ángel di María: lui è stato la chiave per connettere centrocampo e attacco; lui ha corso per dieci, lui (forse) meritava il premio di MVP del torneo. Perché in un'Argentina così concreta, ma così spezzata, Di Maria è stato il demiurgo che tiene tutto insieme. Non è un caso se, dopo il suo infortunio e l'ingresso di Enzo Pérez nell'undici titolare, Sabella abbia puntato tutto su Lavezzi
El Pocho è sembrato l'unico in grado di fare - seppur con meno efficacia - lo stesso lavoro compiuto da di María, partendo però qualche metro più avanti. Poi c'è una difesa solida, ma questo ha comportato una squadra sfilacciata. All'ingresso in campo di Aguero, l'Argentina è quasi sparita. Perché Aguero non è arrivato in condizioni straordinarie a questo Mondiale (così come Higuaín) e perché Aguero non sa fare lo stesso lavoro di Lavezzi. Con la stanchezza, l'Argentina ha puntato ai rigori, sperando in un altro miracolo.
Chiudo con Lionel Messi: smettiamola di paragonarlo a Maradona. Ma non tanto per i risultati calcistici, ma per come interpreta le partite. Messi ha degli sprazzi di luce fortissima, ma ieri ha dimostrato di non avere la stessa capacità di reggere la tensione del Diez. Specie in nazionale. Ha giocato una buona partita, ma alla fine gli è mancato il guizzo giusto. 
Scommettiamo che in un Bayern Monaco-Barcellona, quella palla-gol avuta a inizio secondo tempo, Messi l'avrebbe messa dentro? Una questione di sicurezza: Messi si fida del Barcellona, che l'ha fatto conoscere al mondo. Forse dell'Albiceleste un filino di meno. E anche il popolo argentino, in fondo, non lo vede come uno di loro. Troppo perfetto, troppo pulito.
Ultima chiusura, giuro: il premio di MVP del torneo all'asso del Barcellona è uno scherzo talmente grande che mi viene quasi da ridere. Da quando in qua non segnare neanche un gol nella fase a eliminazione diretta è un merito?

Lionel Messi, 27 anni, MVP del torneo (perché?) e capitano argentino.

Diversa la filosofia della Germania. Si dice sempre che una squadra che vince il Mondiale avrà almeno una brutta gara da affrontare, in cui soffrirà e rischierà di perdere. Alla Germania è capitato proprio contro l'Argentina. Già contro Ghana e Algeria la squadra non aveva convinto, ma tutto sommato se l'è cavata e in quelle gare ha fatto valere alla lunga la sua strapotenza tecnica. 
Invece, pur tenendo palla come al solito, la finale è stata ardua, soprattutto nei primi 45': Höwedes in continua sofferenza sulla destra, Kroos stranamente impreciso (con un retropassaggio che tra un po' si trasforma in suicidio) e una capacità offensiva spuntata. L'Argentina ha sfiorato il vantaggio in tre-quattro occasioni, aspettando la Germania e ripartendo. Quindi con il gioco che gli argentini hanno praticato in questo Mondiale.
Dopo il palo di Höwedes a fine primo tempo, la musica è cambiata. Altra super-occasione per Messi a inizio ripresa, ma da lì niente più. Diciamo che Löw ha sofferto molto la perdita di Khedira nel riscaldamento. Il giocatore visto contro il Brasile sarebbe stato fondamentale da schierare contro quest'Argentina, perché serviva pressing e mobilità a centrocampo. Cose che si son viste più avanti nel match e non all'inizio come contro il Brasile.
La stanchezza argentina si è fatta sentire e i 120' giocati contro l'Olanda son stati pesanti da recuperare. Qui Löw ha azzeccato i due cambi che gli hanno fatto vincere la gara: Schürrle Götze. Il primo ha dimostrato che, senza Reus, può essere il titolare di questa Germania. Anche perché Özil è stato invisibile in questo Mondiale. La pessima forma nel finale di stagione con l'Arsenal si è confermata in quasi tutte le gare di questo mese. 
Il secondo è stato un altro di quelli sottotono nella spedizione teutonica: gol a parte con il Ghana, Götze è sembrato un po' fuori dagli schemi e dal gioco tedesco. Nel momento decisivo, però, ha fatto vedere la classe di cui è dotato e ha deciso la finale del Mondiale. Buon per lui: speriamo in Russia di vederlo un po' più continuo.
Per chiudere: la Germania di Sudafrica 2010 è stata molto più bella da vedere di questa che ha vinto il Mondiale. Più giovane, più spericolata, capace di giocare partite straordinarie. Ma ve le ricordate Germania-Inghilterra 4-1 e Germania-Argentina 4-0? Una goduria per chi ama il calcio. Forse, però, serve qualcosa in più per vincere il Mondiale: il saper soffrire nei momenti decisivi. E ieri la Germania ha dimostrato di saperlo fare. 
Se si guarda alla singola partita, i rigori sarebbero stati il finale più giusto. Ma ieri si è chiuso un cerchio: 15 anni fa, dopo l'Europeo del 2000, la Germania ha cominciato a crescere talenti in casa, facendoli giocare in Bundesliga. Dal 2006 i risultati sono: due terzi posti ai Mondiali, una finale e una semifinale all'Europeo e ora la Coppa del Mondo. E attendo di vedere Klopp alla guida di questa nazionale. Ci divertiremo, anche perché la Germania non ha ancora finito di stupire.

Mario Götze, 22 anni, batte Sergio Romero, 27, al 113' della finale per l'1-0 del Maracanã.

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