22.7.14

L'unicum Vinotinto.

Diverse le partenze dalla Bundesliga. Specie di personaggi che per anni l'hanno abitata e ne hanno reso celebre il nome. Tra questi, c'è sicuramente Juan Arango, venezuelano dal piede sinistro fatato come pochi. L'ala ha deciso di chiudere la sua esperienza in Germania, che è stata soddisfacente con la maglia del Borussia Mönchengladbach. Tante gioie, ma sopratutto la sensazione di aver lasciato qualcosa nei tifosi: ora è iniziata una nuova avventura con il Tijuana nella Liga MX.

Arango con la maglia della sua nazionale: poche gioie con il Venezuela.

Forse neanche lo stesso Arangol si aspettava una carriera del genere. Non che sia finita, ma tracciando un primo bilancio, il venezuelano può esser soddisfatto. In particolare, Arango ha lasciato un grandissimo ricordo al Gladbach, dove i tifosi lo hanno soprannominato il Dio del calcio. L'esterno ha iniziato in patria, ma è stato in Messico dove Arango si è veramente fatto conoscere: quattro anni trascorsi tra Monterrey, Pachuca e Puebla. Con il Pachuca, tra l'altro, ha anche alzato l'unico trofeo della sua carriera: la Champions League della Concacaf (di cui il venezuelano è stato anche capocannoniere). Una piccola soddisfazione per chi, forse, avrebbe meritato qualche alloro in più nella sua carriera.
Nell'estate del 2004, Arango viene acquistato dal Maiorca tra l'indifferenza generale. Nessuno lo conosce e molti probabilmente neanche si aspettano granché da lui. Il merito del suo acquisto va iscritto a Benito Floro, che è stato suo allenatore al Monterrey. All'inizio, l'affare prevede un prestito di un anno con un'opzione per riscattarlo a fine stagione e firmare per altri tre anni. La prima stagione in Liga è anche buona, ma Arango subisce un infortunio gravissimo nel marzo del 2005: in uno scontro con Javi Navarro del Siviglia, il venezuelano perde conoscenza e ingoia la lingua. Sembra la fine, ma alla fine Arango se la cava con la rottura dello zigomo e diversi tagli in faccia. Ancora oggi, riguardano il filmato dell'intervento, non si capisce cosa sia passato nella testa di Navarro.
Da quel giorno, Arango ritorna un mese dopo e conquista i tifosi. Il centrocampista è rimasto per cinque stagioni in Liga e ha sempre fornito un ottimo rendimento. Tra il 2005 e il 2009, salterà appena tre partite in quattro anni di campionato spagnolo. Per il Maiorca, Arango è importantissimo, tanto da diventare capitano del club nel finale del suo stint in Spagna. E negli annali della squadra delle isole Baleari, il venezuelano rimane il secondo marcatore nella storia del club in Liga: 46 i gol realizzati in cinque anni. Davanti, c'è solo un certo Samuel Eto'o, a quota 54.
Quando il contratto con il Maiorca sta per scadere, Arango decide che è il momento di lasciare il club. E parte per una nuova sfida, del tutto diversa: lo vuole il Borussia Mönchengladbach, che se lo aggiudica per quasi quattro milioni di euro. C'è un modo per far capire quanto bene Arango ha fatto al Borussia Park. Ranier Bonhof, vice-presidente del Gladbach ed ex titolare della nazionale tedesca negli anni '70, lo ha paragonato addirittura a Günter Netzer, leggenda del Borussia e del calcio teutonico. Non male come paragone. Un onore per Arango, che in quattro stagioni in Westfalia ha dimostrato di esser un giocatore decisivo (25 gol). Ha conquistato una salvezza clamorosa, ha portato la squadra ai preliminari di Champions e poi in Europa League. Ma sopratutto il venezuelano è stato uno dei motivi per cui Lucien Favre ha fatto così bene: i due si sono incontrati, ma l'uno ha rappresentato la fortuna dell'altro e viceversa. Gran calcio quello del Gladbach in questi anni. Infine, nel 2012-13, Arango si è preso pure il premio per il gol dell'anno.


Al Borussia Park, i tifosi hanno imparato ad apprezzare il suo magico sinistro. Arango stesso lo ha confermato: «Il piede destro lo uso per poche cose, come salire in macchina e guidare». Una debolezza parzialmente sanata in quel di Mönchengladbach, dove Favre e compagni hanno beneficiato del suo talento al massimo splendore. E comunque sono pochi i sinistri alla Arango che ho mai visto nella mia memoria: Recoba, Mihajlovic e credo ci fermiamo lì.
Il vero rimpianto di Arango, forse, si chiama Venezuela. Alla veneranda età di 34 anni è impossibile sperare che il giocatore possa giocare il suo primo Mondiale con la Vinotinto (che rimane l'unica nazionale sudamericana a non aver mai disputato la fase finale di una Coppa del Mondo). Anche perché Arango, al termine delle ultime qualificazioni, ha già fatto sapere che non ci riproverà un'altra volta. Più possibilistico sperare in un altro exploit nella Copa America del prossimo luglio, come è successo nel 2011, quando il Venezuela ha conquistato un inaspettato quarto posto finale (miglior risultato della sua storia).
Eppure in patria Arango è una celebrità, lo sportivo che tutti venerano. Il centrocampista è considerato di gran lunga il miglior calciatore venezuelano di tutti i tempi. Sono quindici gli anni di militanza con la nazionale, un amore mai sopito e che potrebbe chiudersi nel prossimo luglio. Intanto, Arango detiene il primato nelle presenze (120) e nei gol (22, seppur condiviso con Giancarlo Maldonado). Ora parte una nuova avventura, in Messico, il paese che lo ha consacrato a livello internazionale e che l'ha fatto conoscere al Maiorca, dove poi è partita la sua storia europea. Con il Tijuana ha voglia di puntare in alto. Del resto, Arango è uno di quei calciatori che nascono ogni cinquant'anni nella storia di una nazione come il Venezuela. Lui è l'unicum della Vinotinto. E lo sarà sempre.

Juan Arango, 34 anni, inizia una nuova avventura con il Tijuana in Messico.

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