30.7.14

Red Bull über alles.

Si può costruire un impero basato su una lattina? Certo che si può. In un mondo di dipendenze e bisogni indotti, la Coca-Cola è un esempio. Ma negli ultimi anni c'è un degno rivale: la Red Bull. Che ha lanciato un uomo da 36 km sulla Terra (Felix Baumgartner: un tedesco), che ha costruito una delle squadre più vincenti della F1 (quattro titoli per Sebastian Vettel: un altro tedesco). E che ora vuole conquistare la Bundesliga: questa è la storia del Rasen Ballsport Lepzig, squadra di Lipsia. Quel RB non è una coincidenza. Tutto pensato, tutto voluto.

La Red Bull Arena di Lipsia, chiamata Zentralstadion fino al 2010.

Cosa hanno in comune Lipsia, una vecchia cittadina dell'est della Germania, e la Red Bull, la nota compagnia di bevande energetiche? Una squadra di calcio. Lipsia è stata una delle città principali nella Germania dell'Est, ma è stata anche una delle culle per la riunificazione della Germania, nonché una delle città più economiche d'Europa. E da qualche tempo si è riscoperto anche il calcio.
Già, perché la Red Bull e il suo patron Dietrich Mateschitz - non paghi di aver conquistato fette di mercato, la Formula 1 e l'hockey - puntano anche il mondo del football. E così la Red Bull - quattro miliardi di dollari all'anno di fatturato - comincia a comprare squadre in giro per il mondo: l'Austria Salisburgo, rinominato poi Red Bull Salisburgo. Poi New York e la franchigia dei MetroStars, infine Ghana e Brasile (ma queste ultime due realtà faticano).
Tuttavia, mancava ancora qualcosa. Sì, il RB Salisburgo fa grandi risultati: l'anno scorso ha sfiorato gli ottavi di Europa League, vince regolarmente il campionato austriaco e ha costruito una squadra interessante. Tuttavia, l'ebrezza di sfondare in Germania - per un austriaco come Mateschitz - deve esser stata troppo forte.
E così, nel 2009, la Red Bull ci prova. La legge sportiva tedesca proibirebbe a un unico ente - persona o compagnia che sia - di controllare un club. Il CdA dovrebbe essere almeno di sette persone, specie se si vuole competere nelle prime due categorie del calcio tedesco: al RB Lipsia ne hanno nove, tutti dipendenti della lattina.
L'obiettivo è raggiungere la Bundesliga in otto-dieci anni. Se consideriamo che il club è stato fondato nel 2009, sono a buon punto. Dopo un lustro, i risultati sono più che soddisfacenti. La compagnia si è mossa nel maggio 2009, quando la Red Bull ha comprato la licenza di gioco di una squadra di quinta divisione, il SSV Markranstädt.
Un tentativo già fatto nel 2006, quando la Red Bull prova a comprare il FC Sachsen Lepizig, che soffriva di problemi finanziari. Ma i tifosi hanno fanno blocco e il tentativo è andato a vuoto. Le proteste ci sono state anche nel 2009, ma sono state minori: l'opposizione è stata per lo più non violenta e il 70% dei cittadini - rispondendo a un sondaggio di un giornale locale - hanno accolto positivamente l'iniziativa della Red Bull.
Così la Red Bull mette in atto il suo piano. Dopo aver acquisito i diritti anche per utilizzare il bellissimo Zentralstadion di Lipsia, la squadra cresce: prima la conquista del titolo alla prima stagione nella NOFV-Oberliga Sud (quinta divisione), poi tre anni per ottenere la promozione dalla Regionalliga Nordost.
L'anno scorso, quando il RB Lipsia si è presentato ai nastri di partenza della 3. Liga, ci si attendeva un altro periodo di gestazione. Invece, ecco la terza promozione in cinque anni, con la conquista della Zweite. E ora il sogno della Bundesliga è sempre più vicino. Anzi, non escluderei l'ipotesi di una quarta promozione immediata. Guardate il calciomercato: sono arrivati Terrence Boyd, bomber del Rapid Vienna, Rami Khedira (fratello di Sami, classe '94) dallo Stoccarda e sta per firmare Marvin Compper, centrale della Fiorentina.

Il giorno della promozione dalla 3. Liga.

Non è un caso che, tra gli stadi disponibili per il Mondiale tedesco del 2006, quello di Lipsia sia l'unico a non aver ospitato qualche gara di Bundesliga negli ultimi anni. L'ex Zentralstadion è stato costruito nel 1956, ma è arrivato a costare troppo per le casse comunali. Poi i Mondiali tedeschi del 2006 sono stati l'occasione per rimodernarlo, anche perché l'impianto era caduto in disuso.
Tuttavia, lo stadio ha ospitato tre gare della Confederations Cup del 2005 ed è stato l'unico luogo dell'ex Germania dell'Est ad accogliere le partite del Mondiale. Lo stadio sembrava lasciato a sé stesso, finché la Red Bull non ha preso in mano la squadra e ha ottenuto anche i diritti decennali per chiamare l'impianto la Red Bull Arena.
Per i soldi, ci pensa la lattina. Il denaro fa comodo, ma non sempre è garanzia di vittoria (ne ho parlato già qui). Per i miracoli tecnici, invece, ci sono due uomini al comando. Il primo è uno di cui si sa poco: Alexander Zorniger. Classe '67, Zorninger ha cercato il successo da calciatore, giocando in club minori in Germania. A 35 anni ha smesso e si è dato alla panchina.
Per cinque anni, fino al 2009, è stato l'allenatore del FC Normannia Gmünd, squadra prima di quarta, poi di quinta divisione. Da lì, il salto allo Stoccarda, dove ha fatto da assistente per pochi mesi, prima di approdare allo SG Sonnenhof Großaspach: una promozione sfiorata in 3. Liga e, nell'estate 2012, è arrivata la chiamata del RB Lipsia. Una fortuna per entrambi.
L'altro uomo al comando è qualcuno dietro le quinte. Sì, ha fatto l'allenatore ed è stato l'artefice di miracoli tecnici in Bundesliga, ma l'ultima volta - allo Schalke 04, tre anni fa - ha mollato tutto perché incapace di gestire lo stress. Sto parlando di Ralf Rangnick: non ha avuto una grande carriera da calciatore, ma ha studiato astrofisica all'università del Sussex. E' un uomo che sa sognare.
Lo fa vedere qualche anno dopo, quando porta il SSV Ulm 1846 a un passo dalla promozione in Bundesliga sul finire degli anni '90. Anche a Hanover e con lo Schalke 04 va benino, ma in generale Rangnick è un tecnico che viene spesso licenziato. Come una stella cadente: ti fa sognare, ma poi si spegne.
In fondo, è quello che succede anche all'Hoffenheim: Rangnick ci arriva dopo l'addio a Gelsenkirchen e trasforma la squadra. Il tecnico porta il club dalla terza divisione alla Bundesliga in due anni; la squadra è stata anche in testa al campionato nel 2008-09. Anche lì però lascia, stavolta per la cessione di Luiz Gustavo al Bayern. Poi Rangnick torna allo Schalke, conquista la semifinale di Champions e una DFB-Pokal, per poi dimettersi per un esaurimento nervoso.
Rangnick soffre troppo le gare e così si accorda con il Red Bull Salisburgo, ma non per un posto da allenatore, bensì da d.s. Lontano dal campo, la sua mente può lavorare per costruire squadre migliori. E Rangnick non lavora solo in Austria, perché diventa il d.s. anche del RB Lipsia. Adesso inizia la 2. Bundesliga 2014-15, in cui la squadra di Lipsia può cercare un'altra promozione. Anche perché il RB Lipsia ha battuto in amichevole PSG e QPR.
Sarà Red Bull über alles? Vedremo. Buttate un occhio sulla Zweite e ditemi cosa accade. A giugno vedremo se la lattina ha vinto ancora una volta.

Ralf Rangnick, 56 anni, e Alexander Zorniger, 46 anni: sono l'alleantore e il d.s. del RB Lipsia.

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