3.9.14

Tutto cambia perché nulla cambi.

L'Italia è il paese perfetto per chi ama la stabilità. La stabilità dell'anormale, chiaramente. Dopo un Mondiale chiuso con l'eliminazione al girone, la ricerca del sostituto per il dimissionario Prandelli e l'attesa per la nomina del nuovo presidente della Figc, l'Italia calcistica si ritrova più o meno allo stesso punto di partenza. Difficile dire se le cose saranno diverse tra qualche mese, ma a settembre 2014 non molto sembra cambiato. Sicuramente, la situazione è rimasta quasi la stessa dal disastro brasiliano.

Cesare Prandelli, 57 anni, e Giancarlo Abete, 64, dimissionari a giugno.

Facciamo ordine. Nel giugno scorso, dopo l'eliminazione del Mondiale per mano dell'Uruguay (forse era arrivata già prima nella testa di alcuni), Cesare Prandelli e Giancarlo Abete si dimettono. Dopo un fare democristiano per la durata di tutta la loro gestione tra campo e scrivania, entrambi optano per lo strappo netto. Per quanto riguarda Prandelli, le motivazioni vanno forse ricercate più nella sua stanchezza che nell'effettivo fallimento del progetto tecnico. Prandelli ha delle colpe, ma non sono tutte sue. Dopo l'Europeo 2012, concluso con la finale persa a Kiev contro la Spagna, forse qualcuno si aspettava di arrivare fino in fondo. La verità - come ha dimostrato il Mondiale - è che questa nazionale non poteva giungere nemmeno in zona podio a Brasile 2014. Anzi, il poco gioco e le tante incertezze sul da farsi hanno chiuso anzi tempo l'avventura Mondiale.
In questo quadro, Prandelli non è innocente: il ct è arrivato all'appuntamento più importante del suo quadriennio senza Giuseppe Rossi (infortunato e forse pure un po' osteggiato), puntando tutto sugli instabili Balotelli e Cassano. Che sono certamente i migliori giocatori che l'Italia ha in questo momento, ma che non erano in grado di cambiare il volto dell'Italia. Sono stati sopratutto i giorni trascorsi in Brasile a rovinare la carriera di Prandelli in nazionale: sulle convocazioni si può discutere fino a un certo punto, ma il panorama era quello che era. Le scelte tecnico-tattiche hanno fatto il resto: Italia timida con l'Inghilterra, quasi nulla con il Costa Rica. E come scusa c'è sempre il caldo. Come se gli altri non giocassero alla stessa temperatura.
Una volta chiuso il capitolo Prandelli-Abete, c'è stata la corsa alla poltrona più importante del calcio italiano. Tra chi è vecchio di suo, Carlo Tavecchio, e chi tutto sommato era co-responsabile della tragedia Mondiale, perché non va dimenticato che Demetrio Albertini era vice-presidente della Figc sotto Abete. I programmi di entrambi sembravano un po' deboli. Come al solito, l'Italia si è divisa. E per me, che sono anti-dicotomico e terzista di natura, è stato naturale chiedermi se c'era un'alternativa. La risposta è negativa, perché il massimo rischio è stato rappresentato dal commissariamento, ipotesi che era rimbalzata negli ultimi giorni prima della votazione. E che commissariamento: in mano a Franco Frattini, lo stesso uomo che nei governi Berlusconi - ai tempi delle crisi internazionali - era in vacanza a godersi la vita.
Ha vinto Carlo Tavecchio, ma ha perso il calcio italiano. Classe 1943, Tavecchio continua la dinastia degli ex DC prestati al calcio. Egli è stato a lungo presidente del suo Comune, Ponte Lambro: quasi vent'anni di governo. Insieme all'impegno politico, c'è stato anche quello nelle istituzioni del calcio: dal 1999 Tavecchio era il presidente della Lega Nazionale Dilettanti. Quando Abete si è dimesso, Tavecchio è diventato il candidato numero uno alla poltrona di via Allegri. Peccato che abbia rovinato tutto con una dichiarazione da razzista purosangue, che in realtà voleva essere una lucida critica ai troppi stranieri presenti nelle squadre italiane. Molti hanno detto che non l'ha fatto apposta. Come se a 71 anni si debba ancora "cercare" di controllare la lingua. A questa, si è aggiunta una gaffe precedente di Tavecchio sulle donne nel calcio. In realtà, sarebbe stata sufficiente un'occhiata alla sua fedina penale per evitare di fargli fare anche l'amministratore di condominio: evasione fiscale, abuso d'ufficio e altri capi d'accusa che non lo rendono un killer, ma di sicuro lo mostrano come inadatto ad avere un posto di potere. E nonostante la quasi squalifica dell'Uefa e della Fifa, Tavecchio va avanti. Come è ormai di costume in questo paese.

Carlo Tavecchio, 71 anni, nuovo presidente della Figc. Purtroppo.

Tavecchio ha tentato di recuperare credito con l'unica mossa che poteva metterlo in buona luce: la ricerca di Antonio Conte come ct della nazionale. L'ex tecnico della Juve era effettivamente l'uomo giusto, ma ci sono tanti dubbi sul suo insediamento. Per giorni si è parlato anche di Guidolin - a posto con i parametri d'ingaggio permessi alla Figc - ma lo si è buttato via perché ormai vecchio. Come se le capacità fossero meno importanti della carta d'identità. Conte alla fine ha raggiunto un accordo per sedersi sulla panchina dell'Italia, ma è il modo in cui è arrivato a stupire tutti: un ingaggio intorno ai quattro milioni di euro l'anno fino a Euro 2016. Peccato che la Figc potesse permettersi al massimo un salario da un milione e 700 mila euro. A chiudere l'accordo ci ha pensato la Puma, sponsor tecnico della nazionale, che ha reso Conte il terzo ct più pagato al mondo e l'Italia schiava di possibili condizionamenti futuri (il caso Ronaldo-Brasile-Nike a Francia '98 dovrebbe insegnare qualcosa).
Non è stato solo l'ingaggio a far storcere il naso. Le prime convocazioni dimostrano che c'è poca voglia di cambiare. Conte è un uomo che dà più importanza alla testa che alle gambe in campo. Buffon punta al sesto Mondiale in Russia 2018? Nessun problema. Il capitano dell'Italia avrà 42 anni, ma Conte lo convoca per fargli fare il primo, penalizzando ulteriormente la crescita di Sirigu (più Scuffet e compagnia bella). In fondo, così non si fa altro che rimandare una mossa che sarà inevitabile: Buffon non è mica Sir Stanley Matthews (che giocò fino a cinquant'anni suonati). Anche Pirlo voleva smettere con la nazionale, ma - come una delle sue finte - ha stupito tutti e ci ha ripensato sullo stesso aereo che ha riportato gli azzurri in Italia dal Brasile. E Conte non ha esitato a contare su di lui fino all'Europeo, quando di anni ne avrà 37. E anche qui si rischia di bruciare la crescita di altri ragazzi. In più c'è Mario Balotelli: non è stato convocato per queste due gare contro Olanda e Norvegia, ma sembra che Conte ci voglia puntare. Non sarebbe meglio mettere l'anima in pace su questo ragazzo così irresponsabile e affidarsi invece a giocatori un filino meno dotati in campo, ma con la testa da professionisti? Giuseppe Rossi e Ciro Immobile rappresenterebbero un ottimo duo d'attacco, sempre che gli infortuni lascino libero Pepito di esprimersi in tutta la sua classe.
Infine, ho un piccolo dubbio: possibile che Conte lavori per la stessa Federazione Italiana che l'ha condannato nel 2012 a quattro mesi di squalifica e non batta ciglio? Per un uomo che punta così tanto sull'orgoglio, sono bastati i soldi a mandar giù l'amara pillola? Chissà. Fatto sta che c'è da sperare per l'Italia in una svolta in vista di Euro 2016. C'è tanto da cambiare, molti ragazzi da far crescere. Conte si ritrova con lo stesso compito ingrato di Prandelli nel 2010: far rinascere gli Azzurri. E non sarà facile. Anche se lui è abituato (vedi la Juventus uscita dal 2010-11). Tuttavia, sembra che in Italia una massima importante possa esser confermata: tutto cambia perché nulla cambi. In una sorta di Gattopardo in loop.

Antonio Conte, 45 anni, nuovo ct dell'Italia per i prossimi due anni.

Nessun commento:

Posta un commento