17.11.14

4 d.M. e l'ennesima rivoluzione

Che fatica superare quel fantasma. Il 25 maggio 2010 l'Inter vince in quella data la Champions nella finale di Madrid contro il Bayern Monaco e diventa l'unica italiana a conquistare il triplete. Una gioia irrefrenabile, seguita da anni bui. Nessuno dei sostituti di Mourinho è riuscito a conquistare veramente la tifoseria. Ora arriva anche l'esonero di Walter Mazzarri, voluto nella pausa per le nazionali. E torna chi, prima dello Special One, era riuscito a vincere con l'Inter: Roberto Mancini.

Walter Mazzarri, 53 anni, ha concluso la sua avventura interista.

Il trauma dell'addio di José Mourinho ha lasciato delle cicatrici pesanti sulla società nerazzurra, che a quattro anni da quei trionfi non riesce ancora a ripartire in maniera continua e definitiva. Sulla panchina dell'Inter si sono alternati Benitez, Leonardo, Gasperini, Ranieri, Stramaccioni e lo stesso Mazzarri, ma i risultati non si sono visti. Paradossalmente le uniche soddisfazioni sono arrivate proprio nell'anno successivo al triplete: una Supercoppa Italiana, una Coppa del Mondo per club e la conquista della Coppa Italia 2010-11. Tutto condensato in un anno, tanto da pensare che altro non fossero che una prosecuzione di quanto costruito dallo Special One. Poi i trionfi sono diventati sono un ricordo del tempo che passa e nessuno dei tecnici sopracitati è stato in grado di esser continuo in termini di risultati.
Quando Walter Mazzarri è arrivato a Milano, ho pensato che fosse la scelta migliore. Lui è un allenatore che basa tutto sulle motivazioni e il 2012-13 dell'Inter è stata forse la peggior stagione degli ultimi 15 anni (dal 1998-99, per intenderci). Il tecnico di San Vincenzo è uno che si esalta nelle difficoltà. Ricordiamoci i tanti risultati con il Napoli e con la Samp, ma sopratutto la salvezza con undici punti di penalizzazione ottenuta a Reggio Calabria nel 2006-07: senza quella zavorra, la Reggina avrebbe sfiorato l'Europa. Quindi parliamo sicuramente di uno dei tecnici più capaci del panorama italiano. Magari un po' troppo integralista, ma in termini di risultati la sua storia parla da sé: è uno che difficilmente sbaglia una stagione.
Il target in casa Inter era quello di riprendersi dal nono posto del 2012-13. Un obiettivo parzialmente riuscito l'anno scorso: qualche buona gara e l'inizio flash del campionato. Il quinto posto finale, ottenuto dopo un finale di stagione complicato. Il rammarico per la doppia sfida contro il Tottenham in Europa League, dove forse l'Inter sarebbe potuta andare ulteriormente avanti, anche se WM non ha mai amato troppo quella competizione. Buoni dati se pensati in confronto a due mancanze fondamentali. La prima: l'esplosione ancora in essere di alcuni giocatori, visto che gente come Kovacic e Icardi è diventata decisiva solo quest'anno. La seconda: una squadra che aveva bisogno di esser ricostruita, di fronte a realtà più solide. Pensate a Napoli e Fiorentina per esempio, senza dover citare la Juve. Poi il passaggio di consegne alla presidenza nerazzurra tra Moratti (colui che l'aveva scelto) e Thohir (che ha solamente ereditato Mazzarri) forse non ha aiutato. Tuttavia, Mazzarri ha avuto ciò che voleva quest'estate in sede di mercato.
Ciò nonostante, tutto è peggiorato in questa stagione. La tifoseria interista non è famosa per la sua pazienza, ma Mazzarri si è cacciato nei guai da solo. A cominciare dall'atteggiamento sempre garantista del tecnico nei confronti di sé stesso: Mazzarri ha trovato sempre una giustificazione per le sue mancanze (tanto da creare fenomeni su YouTube e Facebook), tra calci d'angoli battuti e pioggia infame. Poi i risultati: alla fine della sua avventura, Mazzarri ha collezionato la percentuale più bassa di vittorie tra coloro che hanno succeduto Mourinho sulla panchina dell'Inter. Certo, Gasperini ha fatto peggio, ma è stato alla guida dei nerazzurri per appena cinque gare. E pensare che proprio Mourinho - nonostante gli screzi passati con il tecnico di San Vincenzo - l'aveva incoronato come l'uomo giusto per la rinascita dell'Inter. Peccato che Internet abbia massacrato l'ormai ex tecnico nerazzurro, tra l'hashtag #mazzarrivattene e video come quelli sotto.


Alla fine, la scelta dell'Inter è caduta sul passato più recente, quello timbrato Roberto Mancini. Un altro contratto pesante, con firma fino al giugno 2017. Segno che Thohir crede alla rinascita interista per le mani del Mancio. E che qualunque altro candidato che sperava di raggiungere la panchina dell'Inter a fine stagione - leggasi Sinisa Mihajlovic - dovrà rimandare a un'altra volta. Mancini ha vinto tanto con l'Inter: il tecnico di Jesi ha trasformato il club da zimbello italiano dei primi anni 2000 a una società vincente. Certo, Calciopoli ha avuto qualche merito in questa trasformazione di mentalità, ma l'ex tecnico del City è uno che in campo nazionale fa benissimo. Lo ha confermato anche all'Etihad Stadium. Più difficile sarà rilanciare l'Inter in Europa: per Mancini, c'è la maledizione Europa (ne parlai tanto tempo fa qui). E l'Inter del Mancio nel quadriennio 2004-2008 era molto più forte di quella attuale...
Fino all'ultimo, in corsa per la panchina nerazzurra c'è stato anche Walter Zenga. Non mi nascondo: forse sarebbe stata una soluzione più adatta di Mancini, al quale subentrare in corsa pesa sempre. Perché per il Mancio ci vogliono determinati tipi di giocatori, che in quest'Inter non ci sono. Basti pensare che gli esterni difensivi sono - tranne Nagatomo - tutti da 3-5-2: di terzini veri ce ne stanno pochi. Zenga, invece, è molto bravo nell'adattarsi, come ha dimostrato nell'esperienza di Catania. Mettiamoci anche altre due ragioni. La prima: l'ingaggio. Mancini, seppur libero, non è venuto all'Inter per elemosinare. Altrimenti non avrebbe accettato l'avventura Galatasaray un anno fa. E infatti c'è chi parla di un ingaggio da quattro milioni di euro l'anno. Se ci mettiamo anche l'esonero di Mazzarri e le cifre da corrispondere al suo staff fino al giugno 2016, il cambio di allenatore è costato all'Inter - tra ingaggi netti e lordi - 35 milioni di euro. Mica male per chi ha visto aprire dall'Uefa nei suoi confronti una procedura d'infrazione per i guai economici.
Secondo motivo: il progetto. Con Zenga si sarebbe potuto fare un anno di transizione fino a maggio, per poi decidere da dove ripartire. Se l'Uomo Ragno avesse fatto bene, lo si sarebbe potuto confermare; altrimenti, lo si sarebbe silurato per qualcun altro. Se Mancini non si ripetesse ai livelli della prima esperienza interista, con quali strumenti lo si potrà esonerare? Per pagare un altro allenatore per non far nulla? Diciamo che la mossa non è stata delle più sagge. Intanto, Mazzarri si può consolare e capire che gli allenatori non possono evitare per sempre l'onta dell'esonero. Uno dei suoi motivi di vanto crolla e speriamo per lui che sia d'insegnamento per una futura opportunità. L'Inter, invece, decide di ripartire da qualcuno che ha vinto con i nerazzurri PRIMA di Mourinho. Ormai è il quarto anno dopo Mourinho (d.M.) e l'ennesima rivoluzione nerazzurra è alle porte. Vedremo se sarà l'ennesimo fallimento di questi anni.

Roberto Mancini, 49 anni, torna all'Inter. Dietro José Mourinho, 51.

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