22.5.12

Piccoli miracoli.

Cosa hanno in comune un capoluogo di provincia abruzzese della nostra penisola e la capitale del dipartimento francese di Hérault? Fino a domenica sera, praticamente nulla. Finché non sono accaduti due piccoli miracoli in poche ore.

Andiamo con ordine: ore 20.00 di domenica sera. Il primo miracolo si concretizza in Italia, a Genova. Città di mare, piena di sogni per i tifosi pescaresi arrivati in migliaia. E questi sogni sono divenuti realtà: con la vittoria per 3-1 sul campo della Sampdoria, il Pescara torna in Serie A  dopo ben 19 anni dall'ultima volta, quando in panchina c'era Galeone ed in campo un calcio spettacolo. Ecco, quest'ultimo elemento si è ripetuto nella promozione di quest'anno: del resto, era impossibile evitarlo con Zdenek Zeman in panchina.
Il boemo, proprio lui. Quello che parlò - per la prima volta - del calcio nelle farmacie, quello a cui i muscoli di Vialli e Del Piero sembravano troppo "pompati", quello che era inviso al sistema. Beh, da ieri è tornato nei piani alti del calcio con pieno merito, lavorando in una piazza che gli ha consentito di essere semplicemente il "filosofo", come lo chiamava qualcuno ai tempi delle sue stagioni a Roma. Zeman, dopo un anno di ripresa con il Foggia in Lega Pro, ha optato per l'avventura a Pescara, circondandosi di un gruppo di giovani senza troppe credenziali, ma credendo ciecamente nel suo dogma calcistico, ovvero il 4-3-3 che tanto ha fatto brillare gli occhi negli anni '90 con il suo Foggia prima, con Lazio e Roma poi.
Sembrava lontano Zeman: negli ultimi anni, solo a Lecce nel 2004/2005 aveva lasciato un buon ricordo. E non solo quello: quella squadra fu la prima, nella storia della Serie A, ad avere la peggior difesa del campionato e a non essere retrocessa. Un record, come solo Zeman sa produrli. Poi il boemo si era un po' perso, tra avventure andate male ad Avellino, Brescia, un ritorno a Lecce che non è andato come egli sperava e la catastrofe a Belgrado, con la cacciata dalla Stella Rossa dopo appena tre giornate di campionato. Sembrava il tramonto ed i suoi detrattori non potevano esserne più contenti.
Poi, Pasquale Casillo (presidente del Foggia anche nell'epoca d'oro) lo richiama per guidare la squadra in Lega Pro nella stagione 2010/2011. La formula è simile a quella che adotterà a Pescara: tanti sconosciuti, nessun obiettivo fermo tranne la salvezza ed il suo credo calcistico a contraddistinguere la squadra. I pugliesi finiscono al 6° posto, fuori dalla zona play-off, ma con ben 67 gol fatti e con il titolo di capocannoniere a Marco Sau, suo giocatore all'epoca.
Deluso dai risultati ottenuti, decide di cambiare aria e la città pescarese accoglie il "filosofo" nella città che ha visto nascere uno come Gabriele D'Annunzio: in effetti, il calcio che il Pescara ha espresso quest'anno è una sorta di poesia. Che molti conoscono, ma che nuovi interpreti hanno reso entusiasmante e seguito da molti. Molti non avrebbero puntato un euro forse neanche sul Pescara ai play-off, figuriamoci in Serie A tramite promozione diretta; ma, guardando questa Serie Bwin 2011/2012, il verdetto finale sembra più che giusto.
Basta snocciolare solo alcuni dati: 89 gol fatti (e manca ancora una giornata), 55 subiti (non troppi per una difesa zemaniana), 25 vittorie e ben 3 giocatori nella top 10 dei marcatori, ovvero Immobile (28 gol), Insigne (18) e capitan Sansovini (16). Ma sopratutto il boemo ha avuto il merito di creare un gruppo vero, come testimonia la richiesta a fine partita da parte di Immobile di rimanere tutti insieme in Serie A. Un gruppo capace di rialzarsi dalle difficoltà di una stagione più tremenda di quello che la classifica dice: non so quanti avrebbero avuto la forza di rialzarsi di fronte alla perdita prima di Franco Mancini (ex portiere di Serie A e facente parte dello staff dell'allenatore) e a quello di Morosini poi. Vero che il numero 25 del Livorno non giocava per il Pescara, ma l'episodio è avvenuto allo Stadio Adriatico, a poca distanza da quello accaduto a Mancini: insomma, non è stata una stagione facile per quella che è una squadra relativamente giovane, ma sopratutto con poca esperienza.
Ed il fatto di aver creato un gruppo vero lo si è visto anche nella festa: per la prima volta, Zeman è sembrato commosso. Chiaro che la perdita di un suo caro amico come Mancini abbia influito, ma è parso anche coinvolto da questa mandria di ragazzini che gli hanno ri-cambiato la vita: ora la Serie A e chissà dove arriverà Zemanlandia questa volta.

Zdenek Zeman, 65 anni, festeggiato dai suoi ragazzi dopo la promozione conquistata a Genova.


Basta andare un paio d'ore avanti per vedere l'altro miracolo di giornata: sono le 23.00 serali quando il Montpellier Hérault Sport Club diventa, per la prima volta nella sua storia, campione di Francia. Lo fa nella maniera più incredibile e meritata, con una rimonta sul campo dell'Auxerre che spegne i sogni dei petrodollari parigini di vincere la Ligue 1. Incredibile la storia di questa squadra: magari meno pubblicizzata di Zemanlandia perché di provenienza transalpina, ma fantastica.
Il Montpellier - con la sua attuale denominazione - nasce nel 1974 dalla fusione di tre club esistenti all'epoca: il proprietario è lo stesso di allora, ovvero Louis Nicollin, proprietario di un'impresa di smaltimento della "monnezza" che fattura parecchi soldi. Ma, nonostante ciò, Nicollin cura il proprio club - parole sue - "come la figlia che non ha mai avuto": il MHSC fa su e giù tra prima e seconda divisione, vince la Coupe de France nel 1990, ma non si fa notare per molto altro. Passano dalle parti della città della Linguadoca Laurent Blanc, Roger Milla e Carlos Valderrama, manca però un progetto di squadra competitiva che possa portare da qualche parte.
Sono due i tasselli che rilanciano definitivamente il Montpellier verso l'alto: la promozione in Ligue 1 conquistata nel 2009 e l'assunzione di René Girard come tecnico della squadra nell'estate dello stesso anno. Girard, collaboratore dei C.T. francesi durante l'epopea d'oro delle vittorie ai Mondiali ed agli Europei, ha appena concluso il suo incarico come C.T. dell'U-21 francese, in cui ha ottenuto una semifinale agli Europei di categoria del 2006, ma anche una non-qualificazione alla fase finale dell'anno successivo.
Tuttavia, il Montpellier ottiene - da neo-promossa - uno stupefacente 5° posto nella stagione 2009/2010, ottenendo anche il pass per l'Europa League: un risultato pazzesco, evidenziato ancor di più dalle candidature di Karim Ait-Fana per il giovane dell'anno e di Girard per manager dell'anno. Le fortune del Montpellier nascono tutte in casa, senza spendere nulla: capitan Yanga-Mbiwa (nella lista di pre-convocati di Blanc per la Francia), Cabella, Belhanda, Ait-Fana sono tutti prodotti delle giovanili del Montpellier, tutti frutti che Girard raccoglie immediatamente per costruire la spina dorsale della squadra.
Poi, nell'estate del 2010, il mattoncino da 90: il MHSC prende Olivier Giroud, all'epoca nominato miglior giocatore della Ligue 2 con la maglia del Tours e capocannoniere del torneo con 21 gol. E' il colpo di una vita: non è costato nulla, ma farà le fortune di Girard e compagnia. E pensare che il Grenoble, sua prima squadra professionistica, lo scartò perché non lo riteneva pronto per certi livelli..
Nel 2010/2011, Giroud si conferma come uno dei prospetti più interessanti del calcio europeo a suon di gol: il classe 1986 ne realizza 12, ma sopratutto fa intravedere un potenziale pronto ad esplodere. Di contro, il Montpellier si salva di soli tre punti dalla retrocessione. Non sembra certo che la squadra sia pronta per andare più in alto.
Eppure qualcosa cambia: non tanto nella squadra, che vede sì l'ingresso di un giocatore esperto come John Utaka e di quello che si rivelerà uno dei migliori difensori di quest'anno, Henri Bedimo Nsame; bensì nell'organizzazione di gioco, capace durante questa stagione di sciorinare buon gioco, ma anche di difendere bene in un campionato con tanti gol come quello francese. Metteteci anche il boom di due talenti come Giroud e Belhanda ed il gioco è fatto: se del francese si era intuito qualcosa, Belhanda esplode in maniera prepotente, realizzando 12 gol ed arrivando a far dire a Girard che gli ricorda un certo Robert Pires.
E la cosa più incredibile è che il Montpellier, quest'estate, ha speso due milioni di euro. Due. Per fare una squadra che ha vinto per la prima volta il campionato francese. Cose dell'altro mondo.
Il resto è storia: Giroud realizza 21 gol e sopratutto 9 assist, Belhanda fa 12 gol (tra cui una perla al Marsiglia), la squadra tiene bene quello che doveva essere lo strapotere del Paris Saint-Germain di Ancelotti e Leonardo e riesce nell'impresa. Ieri, a Auxerre, qualche fantasma s'era visto dopo il vantaggio dei padroni di casa: ma il MHSC si è ripreso bene e la doppietta di Utaka ha regalato al club francese il primo titolo della sua storia. E a me una bellissima storia da raccontare.

Il Montpellier festeggia in città il suo primo titolo della storia del club.

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