15.5.12

Verso il nuovo mondo.

E' proprio vero che il nuovo attira sempre qualcuno: una regola che nel calcio non viene meno. Ancor più di questi tempi, in cui c'è la "crisi" ed un contratto milionario, coniugato ad un'esperienza lontana, può regalarti nuova linfa economica più che sportiva. Solo così si può spiegare ciò che accade ultimamente nel calcio mercato attuale: la Cina sta esplodendo non solo come potenza industriale, ma anche come calcistica.

No, non ci riferiamo alla nazionale: questa continua a navigare in acque torbide. Ad oggi, già sappiamo che la nazionale cinese non ci sarà ai Mondiali del 2014. Anche il più disinformato del calcio moderno non fa fatica a chiedersi come sia possibile che da una popolazione di un miliardo di persone non si riesca a tirare fuori 22 giocatori decenti per le qualificazioni asiatiche. Certo, il dubbio c'è. Anche perché alla guida della Cina c'è José Antonio Camacho, ex C.T. spagnolo, ex allenatore del Real Madrid a periodi alterni, che non avrà conquistato praticamente nulla nella sua carriera (solo una coppa di Portogallo), ma qualcosa potrà insegnare a questi giovanotti poco pratici di questo gioco chiamato calcio. Lo conferma anche il fatto che la Cina ha partecipato, in tutta la sua storia, ai Mondiali: quelli del 2002, prendendo 9 gol e perdendo tutte e tre le partite del girone contro Brasile, Costa Rica e Turchia. E anche guardando i risultati della Coppa d'Asia, non ci sono vittorie: solo due secondi posti e due terzi.

Ma il vero motivo di rinascita del calcio cinese sta diventando la massa di campioni che decide di andare a giocare lì. Attenzione però: non si tratta di giocatori che, sul finire dei loro anni, decidono di andare a svernare a suon di quattrini; stiamo parlando di giocatori, invece, che sono nel pieno della loro attività e che decidono di andare a guadagnare molti "dindi" per giocare in campionati o coppe in cui stra-dominano, vista la loro classe.
Cosa c'è di sbagliato in tutto questo? Sostanzialmente, nulla. Però la cosa è quanto meno curiosa, proprio perché parliamo di giocatori che avrebbero da dare tanto al calcio europeo. Non è chiaramente un fenomeno nuovo questo, ma è la prima volta che è così straripante fuori dall'Europa e porta via giocatori che non ci saremmo mai aspettati di vedere altrove. Ricostruiamo un po' di storia.

In principio, fu il Sol Levante. La J-League, prima divisione giapponese d'oggi (che compie in data odierna 20 anni di vita: auguri), nasce nel 1993 sulle ceneri della Japan Soccer League, formata all'epoca da club amatoriali, con pochi fan, campi in pessime condizioni e giocatori che non davano un gran contributo alla crescita della nazionale giapponese. Giappone che, all'epoca, era fuori dal range del potenze asiatiche del calcio. Così, si decise di creare questa lega professionistica, per attrarre più fan ed aiutare la nazionale a migliorare: 10 club a sfidarsi per la conquista della J-League e, in più, la nascita della Yamazaki Nabisco Cup, coppa che si affiancò alla già esistente Coppa dell'Imperatore. La prima stagione portò in Giappone ottimi giocatori, come Zico, Pierre Littbarski, Sergei Aleinikov (passato anche per Italia con Juve e Lecce), Gary Lineker, Michael Rumenigge, Uwe Rahn e Ramon Diaz. Oltre a questi, altri due casi limite da menzionare: un giovanissimo Marcio Amoroso in prestito per un anno al Verdy Kawasaki - senza peraltro mai giocare - e Alcindo Sartori. Molti non lo conosceranno, dato che la sua carriera al di fuori dei confini nipponici è stata praticamente nulla; in Giappone, invece, rimarrà un eroe sopratutto per i tifosi dei Kashima Antlers. Lui e Zico faranno sfaceli in coppia ed il biondo capellone brasiliano segnerà ben 45 gol in due anni di competizioni giapponesi. Altri poi arriveranno ed aiuteranno il Giappone a crescere, portandolo oggi ad essere una squadra presente ai Mondiali da quattro edizioni consecutive.

I tifosi degli Yokohama Marinos alla prima partita mai disputata in J-League del 1993.


C'è stato poi il Qatar e, in generale, il mondo arabo, che tutt'oggi rappresenta una meta per alcuni calciatori. Tanti sono gli esempi da portare alla memoria, poiché c'è stata una marea di giocatori capace di trasferirsi in quelle terre per finire gli ultimi anni della propria carriera: Batistuta, Guardiola, LeBouef, Sonny Anderson, Desailly, Juninho Pernambucano, Cannavaro e - da questa settimana - anche Raul, che ha lasciato lo Schalke per trasferirsi nell'Al-Sadd. Riccardo Trevisani faceva notare una curiosa analogia a riguardo: camiseta blanca come quella del Real, di nuovo il numero 7.. mancava veramente solo Madrid e sarebbe stato come tornare ai tempi andati.
Va detto che questo processo di rinvigorimento delle leghe calcistiche arabe non sta portando chissà quali risultati: il Qatar ha ottenuto l'organizzazione del Mondiale del 2022, ma di tempo ce ne vorrà per sistemare una nazionale che ha - come massimo risultato della sua storia - due quarti di finale nella Coppa d'Asia, di cui l'ultimo raggiunto proprio nell'edizione casalinga dell'anno passato. Un po' poco. Intanto, l'Arabia Saudita crolla nei ranking ed è anch'essa già fuori dalle qualificazioni per il Mondiale del 2014.

Raul Gonzalez Blanco, 35 anni, durante la sua presentazione all'Al-Sadd.


A tentare lo stesso salto calcistico, ma con molti meno soldi a disposizione rispetto ai team cinesi, è l'I-League, la nuova lega professionistica indiana rimodernata appositamente quest'anno. Creata nel 2007, finora non ha portato i benefici sperati: non sono arrivati molti giocatori stranieri, benché meno famosi. Si è parlato in Gennaio del possibile arrivo di giocatori come Cannavaro, Pires, C. Lucarelli, Crespo, ma ancora non se ne è fatto nulla. In attesa di nuovi eventi, la nazionale indiana è riuscita a riqualificarsi alla Coppa d'Asia dopo tanto tempo, seppur uscendo nella fase dei gironcini.

Sunil Chhetri, 27 anni, capitano della nazionale indiana, a segno durante la Coppa d'Asia 2011.


Arriviamo quindi al punto di partenza: perché la grande Cina? La risposta è evidente solo snocciolando alcuni dati e prendendo alcuni esempi.
Partiamo da Cleo, centravanti brasiliano che nel 2010/2011 fa vedere quanto vale con il Partizan. Personalmente, ne rimasi impressionato, ricordava in molte cose Radamel Falcao, seppur proporzionalmente meno forte. Il ragazzo, classe 1985, fa 42 gol in due anni di Partizan: un ottimo dato, visto che quel Partizan non era certo una squadra di fenomeni. Ancor più grandioso pensando che ben 16 di questi gol sono europei. Cleo avrebbe potuto probabilmente  strappare un nuovo contratto in una buona squadra; invece, nel Feb. 2011, annuncia di aver firmato un accordo con il Guangzhou Evergrande, squadra della Chinese Super League, per 3.2 mln. di euro. Risultato? 16 gol in 25 presenze e dominatore d'area di rigore. Un peccato, verrebbe da dire.
Stessa squadra, altro giocatore promettente: Dario Conca, trequartista argentino, eletto per ben due anni consecutivi miglior giocatore del campionato brasiliano con la maglia del Fluminense. Nel Lug. 2011, anch'egli annuncia il passaggio all'Evergrande, per la "modica" cifra di 10 milioni di euro, con un salario al giocatore di 10 milioni.. di dollari! Anche qui, abbiamo un giocatore poi straripante rispetto agli altri: 14 gol in 21 partite, media alta per un centrocampista come Conca.
Infine, abbiamo l'ultimo esempio tangibile: Lucas Barrios. Centravanti del Borussia Dortmund, naturalizzato paraguaiano, il ragazzo aveva realizzato ben 44 gol in 77 presenze con la maglia dei gialloneri nel periodo 2009-2011. Quest'anno, causa un infortunio e la crescita di Robert Lewandowski, è stato relegato alla panchina; inoltre, l'argentino naturalizzato aveva chiesto lumi riguardo un possibile aumento d'ingaggio. Una volta negatogli dal BVB, se lo è andato a cercare altrove: sempre l'Evergrande compie l'acquisto per 8.7 mln. d'euro e Barrios guadagnerà 6.7 milioni (!) di euro per i prossimi quattro anni.
E questi sono solo i più evidenti tra quelli portati a termine, oltre ad Anelka, Rochemback, Muslimovic, tutta gente che in Europa ha fatto le sue esperienze. E non mancano le voci che portano ad offerte addirittura a Drogba e Kakà, per non parlare di coloro sicuramente si aggiungeranno alla pattuglia di calciatori stranieri in Cina, come Pranjic. Insomma, è presto, ma vedremo se questo import costoso porterà qualche export buono per portare la nazionale cinese a qualche mondiale.

Lucas Barrios, 27 anni, durante la presentazione al Guangzhou Evergrande.

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