6.7.12

Euro-orrori.

Molti di noi faranno fatica a ricordare voci come quelle di Enrico Ameri e Nando Martellini, Sandro Ciotti ed Ezio Luzzi, nonché quella del famosissimo Nicolò Carosio. Anzi, non solo le voci, i nomi di questi signori saranno sconosciuti a chi - come me - consuma una dieta mediatica. Ma questi signori hanno segnato la storia di quella che era l'azienda leader non solo in Italia, ma sopratutto nello sport: la Rai. 
Già, la Radiotelevisione Italiana è stata il punto di riferimento per molti italiani durante molte manifestazioni sportive: su tutte, quelli internazionali che appartenevano al calcio. Che si trattasse di Europei o Mondiali, poco importava: la Rai aveva la capacità di farteli vivere totalmente, nella loro pienezza e magia.
Parlo al passato per tanti motivi. Perché la Rai non ha più il monopolio sulla più importante forma di comunicazione; perché si è dovuta scontrare con concorrenti agguerriti e, a volte, anche aiutati dall'alto. Ma sopratutto perché quei straordinari professionisti non si ritrovano quasi più nei ranghi dei telecronisti d'oggi.

Nicolò Carosio, radio e telecronista Rai, una delle voci più grandi nel mondo dello sport.

È notizia di ieri la querela di Paola Ferrari nei confronti di Twitter: la colpa del social network è quella di aver permesso la diffamazione nei confronti della conduttrice della Rai da parte degli utenti, spesso critici nei confronti della giornalista, anche attraverso "tweet" (i post di Twitter da 140 caratteri) riferiti alla sua età e al suo aspetto fisico. Quello che fa riflettere, però, è ben altro.
La sensazione è che la Ferrari non abbia capito gli insulti. Essi non sono giustificabili se riferiti esclusivamente a connotati personali. Ma forse non ha compreso che gli utenti (o la maggior parte di essa) non abbia digerito una conduzione degli Europei ampiamente scadente. Questi Europei di Ucraina e Polonia sono stati particolari e di certezze, spagnoli a parte, ce ne sono state poche. 
Se proprio ne dovessi scegliere una, però, è la certezza incrollabile che alla domanda "Come ti sembrano le telecronache di questi Europei?", la risposta è stata sempre la stessa: "No, non vanno". Sembrerà offensivo per professionisti che lavorano da anni sulla televisione pubblica, che avrebbe però il dovere (attenzione, non solo: è anche un diritto di chi paga il canone) di offrire un buon servizio pubblico, in grado di raggiungere gli obiettivi prefissati. 
L'obiettivo prefissato per una telecronaca di calcio è dimostrarsi competenti sulle squadre in campo, i giocatori che le compongono e la capacità di farne un racconto quanto meno ascoltabile. E forse è proprio questo che è mancato in questo Europeo: evento in esclusiva per la Rai, la competenza è sembrata un ricordo lontano. 
Quanti hanno allargato le braccia di fronte a certi strafalcioni? Quanti hanno pianto (dalle lacrime o dalle risate è un dettaglio) per le pronunce storpiate di alcuni giocatori? Quanti hanno sentito un profondo imbarazzo verso coloro che commentavano, avendo a che fare con certi errori macroscopici di conoscenza generale del calcio?
Errori provenienti sopratutto dagli opinionisti, che sono spesso ex calciatori e, per questo, compiono errori ancora più pesanti. I vari Fulvio Collovati, Vincenzo D'Amico, ma sopratutto Beppe Dossena si sono dimostrati inadatti a un ruolo così importante. Viene da chiedersi perché non si possa testare un 30 enne più preparato di gente che ha giocato a calcio, ma che non sembra avere dimestichezza con le telecronache.
La cieca difesa del presidente della RAI Garimberti di fronte alle critiche fatte anche da colleghi di altre emittenti (come quelle di Fabio Caressa di Sky, che non è immune da rimproveri, ma ha ragione quando diche che "in Rai manca una nuova scuola"), beh, è solo una ciliegina sulla torta di un disastro gigantesco.

Paola Ferrari, 52 anni, ha denunciato Twitter per diffamazione dopo Euro 2012.

Io stesso ammetto di aver tolto l'audio durante molte partite che ho guardato in questi Europei. O di averlo sostituito con l'audio di RTL 102.5, dal quale trasmetteva la Gialappa's Band, con la loro particolare radiocronaca sugli eventi calcistici internazionali che si rinnova ogni due anni. E che anche la Rai ha avuto in mano, ma ha preferito lasciare ad emittenti private dal 2009. 
Pur capendo che non si tratta di un commento tecnico, le disquisizioni colorite della Gialappa's erano preferibili allo stillicidio linguistico messo in atto dai telecronisti Rai. E anche i colleghi di RadioRai li hanno surclassati: Repice e Cucchi sono preparati, più di un Bruno Gentili che è sembrato impacciato anche nel commento della finale.
Ma sapete come si dice: meglio un sorriso che una lacrima. E allora vi propongo la Top 3 di questi Europei, sempre che non mi dimentichi qualche perla, dato che ho visto solo 14 partite. Non mi soffermo sul discorso delle pronunce: capisco che si possano sbagliare, anche se un approfondimento prima degli Europei avrebbe giovato.

3. Beppe, l'ottimismo
Il gradino più basso del podio è occupato dalle telecronache della nazionale: né Bruno Gentili, né Beppe Dossena hanno regalato telecronache positive. Su questo risultato, ha influito di più la presenza dell'ex centrocampista di Torino e Sampdoria: è stato sempre considerato un grande esperto di calcio africano, date le sue passate esperienze come c.t. del Ghana e attuale allenatore di una squadra etiope, ma non ha entusiasmato nel raccontare questi Europei. "Stanno facendo straccing" o il suo ottimismo immotivato sul 2-0 per la Spagna nella finale dell'Europeo, poco importa: non è stato un bell'Europeo, se raccontato da lui.

Tre mesi dopo, questa perla.

2. Povero Postiga
Vincenzo D'Amico è sicuramente uno degli esperti di calcio più bislacchi che abbia mai avuto modo di sentire (e la conferma che aver giocato a calcio non è un requisito di garanzia per fare una telecronaca decente). Durante Portogallo-Danimarca (finita 3-2 per i lusitani) tira fuori il meglio di sé: all'inizio bastona il povero Helder Postiga, attaccante della nazionale portoghese e giocatore del Real Zaragoza. 
Così D'Amico: "Bravo Agger a chiudere, ma Postiga troppo lento in questa situazione, non è giocatore da Europeo o grandi competizioni", scordandosi probabilmente che Helder Postiga aveva già alle spalle due Europei e un Mondiale disputati con la nazionale. Non fa niente: l'attaccante si prende la sua rivincita e, tre minuti dopo, mette dentro il momentaneo 2-0 per il Portogallo con una bella girata di destro.
Ma il nostro non ha ancora finito di deliziarci: sul 2-1 per il Portogallo, Cristiano Ronaldo si mangia un'occasione clamorosa, dimostrandosi non ancora in piena forma per la competizione. Passano pochi secondi e D'Amico profetizza: "Non vorrei portare iella, ma rischia di essere un errore importante"; passa qualche istante e Bendtner mette dentro il 2-2 danese. Non c'è che dire, un profeta.

1. Una gara memorabile
Ma le punte d'eccellenza (se così si può definirle) di quest'Europeo si raggiungono nella partita finale del Girone A, Russia contro Grecia. I greci devono vincere e sperare che nell'altra partita, Repubblica Ceca-Polonia, vi sia un risultato a loro favorevole. Intanto, il telecronista racconta una storia su Alan Dzagoev, talento del Cska Mosca: "Dzagoev frequentava una delle scuole di Beslan, la cittadina dove un commando ceceno nel 2004 prese in ostaggio e uccise oltre 300 bambini.  Ma lui quel giorno riuscì a salvarsi perchè non fu assaltata la sua scuola".
La reazione dell'opinionista al suo fianco, il magnifico Fulvio Collovati, è magistrale: "Davvero una storia molto bella".
Collovati, però, non ha finito di stupirci: la partita si conclude 1-0 per i greci, che passano al turno successivo, eliminando proprio la Russia, una delle possibili sorprese. Si chiude il collegamento, ma audio e video rimangono in onda. Dal nulla, si sente la voce di un Collovati adirato: "Comunque, è incredibile.. la Grecia è una squadra di m...", scandendolo in maniera netta per ben tre volte.

Notare come sia attento in onda e poi si lasci andare una volta staccato tutto.

Se il prossimo Europeo fosse in mano a Sky, spero che in Rai si facciano qualche domanda. Se si perdono determinati eventi, non è solo per mancanza di fondi, ma forse è anche per mancanza di competenze. Meno male che questi "Euro-orrori" sono finiti: ci si vede l'anno prossimo alla Confederations Cup. 

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