21.11.12

Quando i double non bastano.

Era nell'aria dopo i tre gol subiti ieri allo Juventus Stadium, ma adesso è ufficiale: Roberto Di Matteo non è più l'allenatore del Chelsea. L'elvetico di origine italiane si è dovuto arrendere, alla fine, ai risultati ed al volere del suo vulcanico presidente, Roman Abramovich, già poco convinto in estate sulla sua riconferma, nonostante le vittorie in F.A. Cup e (sopratutto) in Champions League. Una coppa, quella dalle grandi orecchie, che l'owner del Chelsea bramava da anni e che Di Matteo era incredibilmente riuscito a consegnargli su un piatto d'argento. Purtroppo, la fortuna non è una dinamica ripetibile nel calcio e alla fine le pecche del tecnico sono venute fuori. Mi viene da dire "te l'avevo detto", caro Roman: a Settembre, avevo pronosticato come il gioco difensivo di Di Matteo avrebbe probabilmente ucciso le speranze europee del Chelsea, come Mancini ha fatto con quelle dei Citizens.

Roberto Di Matteo, 42 anni, alza la Champions vinta con il suo Chelsea.

Roberto Di Matteo, nato nel Canton Sciaffusa in Svizzera 42 anni fa, è stato un buon giocatore nella sua carriera: una colonna della Lazio a cavallo degli anni '90, ha fatto la storia con il Chelsea (segnando un gol nella finale di F.A. Cup e vincendo la Coppa delle Coppe) ed è stato un elemento di rilievo per la nazionale italiana. In seguito, un gravissimo infortunio - una triplice frattura con tanto di dieci operazioni per tentare il recupero - lo ha tenuto lontano dai campi fin dal Settembre del 2000, per fargli poi dire addio al calcio due anni dopo, alla giovane età di 31 anni.
Di Matteo è stato bravo a ripartire dalla conclusione della sua carriera e, sei anni dopo, si è rituffato nell'universo del football, raccogliendo la panchina del Milton Keynes Dons, squadra di terza categoria e nata dalle ceneri del glorioso Wimbledon F.C. Non era compito facile per Di Matteo, dato che doveva sostituire Paul Ince, il manager che aveva riportato il club in League One e che aveva trionfato anche nel Johnstone Paint Trophy, simile alla Coppa Italia di Lega Pro. Con l'MK Dons, Di Matteo arriva a due punti dalla promozione diretta, perdendo poi ai rigori la semifinale dei play-off contro lo Scunthorpe United.
Nonostante il salto di categoria sfumato, ormai Di Matteo ha fatto una buona impressione a molti e così il West Bromwich Albion lo assume per tentare l'immediata risalita in Premier League; inoltre, l'assunzione del tecnico italiano è approvata all'unanimità da parte del CdA della società. E' la scelta giusta: i "baggies" raggiungono la seconda posizione a fine campionato e devono arrendersi solamente ad un Newcastle superiore al resto della categoria; tuttavia, con questo risultato, il WBA può tornare in Premier e Di Matteo esordire nella massima serie inglese da allenatore.
L'inizio è buono (nonostante un 6-0 subito allo Stamford Bridge) ed il tecnico vince anche il premio di miglior manager del mese a Settembre, ma il club attraversa un pessimo stato di forma tra Dicembre 2010 e Gennaio 2011, vincendo solo una delle dieci gare previste. Quando il Manchester City vince 3-0 contro il WBA all'Etihad Stadium, la proprietà decide di esonerare il tecnico, nonostante molti tifosi siano ancora fedeli a Di Matteo. Fortunatamente per lui, non passa molto tempo prima che Di Matteo trovi una nuova occupazione: André Villas-Boas, nuovo allenatore del Chelsea e fresco profeta del calcio offensivo con il Porto, lo sceglie come suo vice per la sua avventura londinese.

Di Matteo con l'MK Dons: sarà l'inizio della sua carriera da allenatore.

Purtroppo, il tecnico portoghese non riesce ad inserirsi bene nell'universo inglese ed i suoi dettami di gioco non vengono totalmente recepiti dai suoi giocatori. Così, dopo una sconfitta - guarda caso - con il WBA, il 4 Marzo l'allenatore portoghese si dimette; ufficialmente, l'ex giocatore di Lazio e Chelsea è solo un traghettatore in attesa di nuovo tecnico per i "blues" di Londra. Ma tre vittorie consecutive e la rimonta miracolosa contro il Napoli in Champions League spengono le voci sul suo successore, lasciandolo in carica almeno fino alla fine dell'anno.
Abramovich non è affascinato dal suo gioco, ma se l'assetto difensivista di Di Matteo non paga abbastanza in Premier, perlomeno porta avanti il Chelsea in Europa: dopo il Napoli, anche il Benfica cade sotto i colpi dei "blues" e si arriva così alla semifinale contro il Barcellona. E se in campionato il Chelsea non arriva neanche nelle prime quattro, la sfida contro i blaugrana diventa un elogio (riuscito) del difensivismo. Nell'andata a Stamford Bridge, il Barcellona domina, ma sono i blues a segnare il gol dell'1-0 con Drogba; al ritorno, nonostante un doppio vantaggio ed un uomo in più, grazie all'espulsione di Terry, il Chelsea accorcia. Sul 2-1, Messi ha il rigore per chiudere la pratica, ma centra la traversa; nel finale, Torres chiude su contropiede la questione ed il 2-2 consegna la finale a Di Matteo, che improvvisa una sfrenata corsa alla Mourinho.
La finale di Monaco di Baviera contro il Bayern sembra segnata: la squadra di Heycknes ha convinto di più contro il Real Madrid e ha un gruppo tecnicamente migliore dei "blues". Nonostante una partita sotto tono, i tedeschi giocano comunque meglio del Chelsea e vanno in vantaggio con Muller a dieci minuti dalla fine; ma il Bayern non ha fatto i conti con Didier Drogba e Petr Cech. L'ivoriano pareggia su calcio d'angolo con un'incornata, il portiere para un tiro dal dischetto a Robben e così la partita giunge ai rigori. Durante la lotteria dei penalty, Schweinsteiger - che aveva segnato il rigore decisivo al Bernabeu - sbaglia e Drogba chiude i conti, regalando la prima Champions al club di Londra. A questa va aggiunta la F.A. Cup vinta in finale a Wembley contro il Liverpool.
In estate, Abramovich è combattuto sulla riconferma del tecnico italiano, ma deve cedere di fronte al trionfo europeo di quello che viene definito come il "miglior manager ad interim della storia". Nonostante gli acquisti di Oscar, Hazard e Azpilicueta, il Chelsea ha continuato a mostrare certi limiti di gioco, sopratutto in campo europeo. L'attuale terzo posto in Premier delude Abramovich, ma è sostanzialmente la posizione che vale questo Chelsea, che non è certo più forte delle due squadre di Manchester.
In campo continentale sono arrivate le peggiori batoste stagionali: prima la lezione dall'Atletico Madrid di Falcao e Simeone in Supercoppa Europea, poi le prestazioni sotto tono in Champions, dove prima la Juve e poi lo Shakhtar hanno fatto soffrire parecchio i blues. Ora l'uscita in Europa League pare la soluzione più probabile per il Chelsea, salvo miracoli dal prossimo turno, dove gli inglesi dovranno battere il Nordsjealland e sperare che gli ucraini - già qualificati - battano la Juventus.
Ieri sera è calato il sipario sulla brevissima "era Di Matteo" allo Stamford Bridge: la Juve ha letteralmente dominato i campioni d'Europa uscenti e la decisione di partire con Juan Mata (una trequartista) come punta centrale ha spiazzato tutti. La gestione di Fernando Torres, in questo caso, è stata pessima ed anche questo dettaglio ha probabilmente pesato sull'esonero di Di Matteo, vicino ad un record: il Chelsea rischia di essere la prima squadra campione d'Europa ad uscire nella fase a gironi.
Insomma, nel bene e nel male, Roberto Di Matteo verrà ricordato, così come ha confermato il comunicato della società nel quale si annunciava la dipartita dal tecnico italiano. L'esonero dell'allenatore del Chelsea ci ricorda come il calcio sia un lavoro instabile: a volte, non bastano neanche dei "double" per tenersi la panchina..

La sconfitta in Champions con la Juve ha chiuso l'era Di Matteo al Chelsea.

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