18.10.13

Urla (di gioia) da Sarajevo.

Martedì l'epicentro del calcio si è spostato a Vilinus, Lituania. Nella capitale di una delle tre repubbliche baltiche si è scritto un pezzo di storia del recente passato: la Bosnia, trionfando sui padroni di casa per 1-0, si è classificata prima nel suo girone. Battuta la Grecia per differenza reti. E così, i bosniaci possono festeggiare l'ingresso al Mondiale della prossima estate: sarà la prima volta per loro. Una gioia così grande da portare molte persone ad urlare per le strade di Sarajevo.

I tifosi bosniaci in festa per le strade di Sarajevo: al Mondiale per la prima volta.

E pensare che, fino a qualche anno fa, queste urla erano tutt'altro che gioiose: la guerra, dal 1991 al 1995, ha raso al suolo molte delle speranze della popolazione. Eventi come l'assedio di Sarajevo ed il massacro di Srebrenica non possono (e non devono) esser dimenticati. Fino all'indipendenza del 1992, i bosniaci facevano parte dell'ex Yugoslavia, nazione piena di talenti: non per nulla, da essa sono uscite almeno quattro nazionali che hanno poi partecipato ai Mondiali da indipendenti (Slovenia, Croazia, Serbia e la stessa Bosnia). Una repubblica federale che ora ha un futuro anche calcistico: da qualche anno, la nazionale bosniaca si era segnalata per i buoni risultati, dovuti anche alla crescita di diversi giocatori che stanno sfondando a livello internazionale.
Se si va ad analizzare il percorso dei "dragoni", si trova una squadra sempre più sulla bocca di tutti. Sembra passata un'eternità dalla prima vittoria ufficiale della nuova Bosnia, che batté nel novembre 1994 addirittura gli allora vice-campioni del mondo, ovvero l'Italia di Arrigo Sacchi. Una nazionale che, visto il serbatoio di talento da cui poteva attingere (l'ex Yugoslavia), avrebbe avuto ben presto le soddisfazioni che cercava. Nelle qualificazioni per Euro 2004, la Bosnia sfiorò la vittoria del suo gruppo, salvo doversi accontentare del quarto posto. Sei anni dopo, nel percorso verso il Mondiale sudafricano, la Bosnia riuscì ad arrivare seconda nel gruppo della Spagna di del Bosque. Merito anche di Miroslav Blažević, l'uomo che portò la Croazia sul podio del Mondiale di Francia '98. Ai play-off, i "dragoni" sfidarono il Portogallo, uscendo sconfitti dal doppio confronto: un doppio 1-0 ed una chance sfumata. Sfortunatamente per loro, i lusitani si pararono ancora sulla loro strada, stavolta nel cammino verso Euro 2012. Dopo aver sfiorato il primo posto nel girone davanti alla Francia, i bosniaci persero 6-2 nel doppio confronto con il Portogallo: decisiva fu la sconfitta di Lisbona, con CR7 e compagni scatenati.
Al sorteggio per il girone di qualificazione verso il Mondiale brasiliano, qualcuno a Sarajevo avrà sperato nel miracolo. Il gruppo della Bosnia era onestamente fattibile: Grecia, Slovacchia, Lituania, Lettonia e Liechtenstein. Visto il livello medio del girone G, non era impossibile pensare ad una Bosnia in corsa per la qualificazione diretta. Anche perché il C.T. era cambiato ed i giocatori più rappresentativi erano ormai cresciuti. Gli ellenici si sono rivelati un avversario tosto, ma la vera svolta c'è stata quando la Bosnia ha ospitato proprio la Grecia in casa: uno scontro diretto, vinto per 3-1, che ha fatto capire come i "dragoni" avrebbero potuto farcela. Inoltre, il potenziale offensivo della Bosnia era di gran lunga migliore rispetto a quello ellenico e questo ha portato ad una differenza reti molto più ampia (+24 contro +8 e 30 segnati contro 12). La squadra di Sušić ha rischiato di complicarsi la vita, quando ad inizio settembre ha perso l'unica gara del cammino di qualificazione contro la Slovacchia, per altro in casa. A quel punto, la Grecia è tornata a pari punti con gli avversari. Fortunatamente per i bosniaci, il gol di Ibisevic al minuto 67 di Lituania-Bosnia ha sancito la vittoria degli ospiti e la loro qualificazione diretta al Mondiale del prossimo giugno. Una prima volta che difficilmente sarà dimenticata dalle parti di Sarajevo.


Come detto, era difficile pensare ad una Bosnia nuovamente agli spareggi, visto la squadra di cui dispone. In porta, Asmir Begovic rappresenta una garanzia, tanto da giocare da titolare in Premier League con la maglia dello Stoke City. La difesa rappresenta il punto più sensibile della formazione di Sušić: non c'è nessun grande nome, se escludiamo il capitano Emir Spahić, attualmente al Bayer Leverkusen. Tuttavia, se si sale con il baricentro, a centrocampo troviamo dei buoni giocatori: dal vecchio cuor di leone di Elvir Rahimić, 37 anni ed un decennio con il CSKA Mosca, al talentuoso Izet Hajrović, colui che doveva essere svizzero e, invece, è diventato bosniaco. Infatti, il giovane talento del Grasshoppers aveva già giocato con la maglia della nazionale elvetica, seppur in amichevole. Poi, il ripensamento e la convocazione con la Bosnia, con tanto di immediato ed importante gol contro la Slovacchia.
Ci sono poi le super-stelle. Zvjezdan Misimović non sarà più lo stesso che incantò con la maglia del Wolfsburg ed il suo record di 20 assist stagionali, ma rimane un giocatore importante. Non a caso, è il più presente con la maglia della Bosnia nell'intera storia della nazionale e, nonostante giochi ormai in Cina, rimane un fattore importante per la squadra. Così come lo è Miralem Pjanić, ormai pezzo da 90 in ambito europeo e star nella nuova Roma di Garcia. Senza dimenticare le sgroppate di Senad Lulić, esterno della Lazio, ed il tiro potente di Sejad Salihović, jolly e capitano dell'Hoffenheim. Fino ad arrivare ai due attaccanti. C'è chi in Europa è conosciutissimo, come Edin Džeko, ariete del Manchester City; c'è chi, invece, ha una fama minore, come Vedad Ibišević. Tutto ciò nonostante entrambi vadano in doppia cifra stagionale dal 2008/2009 e, anzi, il secondo stia andando meglio del primo fino ad ora.
Nel miracolo bosniaco, è stato importante anche uno come Safet Sušić. Idolo dei tifosi yugoslavi e del Paris Saint-Germain durante gli anni '80, l'ex attaccante ha avuto una grande carriera. Ciò nonostante, non è stato capace di ripetersi come allenatore, fino a che non ha nuovamente incrociato la sua terra natia. Quando è stato nominato C.T. della Bosnia nel dicembre 2009, l'inizio non è stato esaltante. Tuttavia, Sušić ha avuto il merito di trovare la quadratura del cerchio e di costruire una squadra in grado di spaventare chiunque. Alla fine, la Bosnia ha raggiunto il Mondiale senza passare per i play-off e la squadra ha toccato anche il massimo piazzamento nella storia per quanto riguarda il ranking FIFA, con il 13° posto dello scorso agosto. Adesso, alla kermesse brasiliana, i "dragoni" dell'ex Yugoslavia si presenteranno con un curriculum di tutto rispetto ed una squadra che può stare in quella manifestazione. Vedremo se Džeko e compagni saranno ancora capaci di levare qualche urla (di gioia) da Sarajevo. Come martedì sera.

Safet Sušić, 58 anni, è il C.T. della Bosnia, nonché simbolo nazionale.

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