23.1.15

Destini contrapposti.

Giorni di gennaio, d'inverno e calciomercato. Gli affari proliferano, i giocatori cambiano maglie e diverse operazioni sono state già messe a segno. A Roma e a Madrid hanno optato per la follia, seppur in due lati diversi della medaglia. I giallorossi hanno ceduto un promettente prospetto per un tozzo di pane (o sarà questo tra qualche anno), mentre i Blancos si sono buttati sul wonder kid del calcio norvegese.


Tin Jedvaj ha recentemente salutato la Capitale in maniera definitiva: dopo esser stato prestato al Bayer Leverkusen per un biennio, le Aspirine hanno approfittato della mancanza di prospettiva della Roma e della pausa invernale in Bundesliga per comprare a titolo definitivo il giovane difensore croato. Classe '95, la Roma l'aveva acquistato nell'estate del 2013 per cinque milioni di euro dalla Dinamo Zagabria: investimento pesante, che però non ha permesso a Jedvaj di sfondare in prima squadra, visto che Garcia non dà grossa fiducia ai giovani giallorossi.
Così il croato ha giocato l'anno scorso con la Primavera. Ricordo perfettamente di aver assistito a un Roma-Sampdoria dei giovani e di essermi chiesto perché non fosse in prima squadra. La risposta me l'ha data la stessa Roma qualche mese dopo, quando ha deciso di prestare il ragazzo al Bayer Leverkusen per due anni. Non a una squadra di Serie B tedesca, ma a un club che gioca la Champions. Da lì Jedvaj ha tolto il posto a Donati e si è imposto come terzino destro. Lo score stagionale è di 21 presenze e due gol con i tedeschi, mentre nel 2013-14 Jedvaj aveva giocato appena 97' in stagione, tutti contro il Genoa (7' all'andata, 90' al ritorno a campionato finito).
Logico che le Aspirine non si siano lasciate sfuggire l'occasione e abbiano acquistato il croato a sette milioni di euro più bonus. Per quanto riguarda il singolo caso giallorosso, l'impressione è che il d.s. Sabatini si diverta a giocare a Football Manager. Ha ragione quando dice che comprare giovani, valorizzarli e poi venderli è la miglior risorsa per crescere (i casi Marquinhos e Lamela insegnano). Diversa però è la bulimia da mercato, nella quale si comprano 10mila giovani per fargli mettere assieme tre presenze con la Roma e poi venderli al primo che passa.
Senza per forza citare Paredes, Ucan, Sanabria (dov'è finito), ma Jedvaj ha collezionato ben due presenze con i giallorossi. Poche, troppo poche per esser silurato con tanta leggerezza. Anche perché la Roma non ci ha neanche guadagnato economicamente con questa cessione, se pensate che il plus segnato a bilancio sarà di appena due milioni di euro in un anno e mezzo. Rimango convinto che tra qualche anno la Roma si mangerà le mani, perché non è con gli Astori e con i Castan che si diventa grandi. E in quest'operazione si capisce anche perché la Serie A soffre la Bundesliga: i campioni (reali o potenziali) glieli regaliamo. Tutto normale.

Tin Jedvaj, 19 anni, saluta la Roma e si accasa al Bayer.

E mentre a Roma avveniva questa follia di mercato, a Madrid ne aveva luogo un'altra. Per carità, al Real ci sono altre risorse economiche e altre possibilità (come la seconda squadra in Liga Adelante e non in Primavera). Tuttavia il passaggio di Martin Ødegaard in blanco mi ha un filino intristito. Nessuno nega il talento del ragazzo, che è sotto gli occhi di tutti, ma preferirei ricordare un paio di storie italiane e una internazionale sul profilo di quest'acquisto.
Vincenzo Sarno è un ala classe '88 che oggi gioca a Foggia, ma che a 11 anni venne comprato dal Torino per 110 miliardi di lire. Una somma ridicola, ma che ha gravato sulle spalle del ragazzo per tutta la vita: dopo un gran girovagare tra Lega Pro e qualche sprazzo di B, oggi è in Puglia. Per non parlare di Freddy Adu oggi è disoccupato dopo esser stato anche sulla copertina di Fifa. A 15 anni era un fenomeno, tanto da aver esordito con gli Stati Uniti al livello di nazionale maggiore. Dopo tanto girovagare europeo, un passaggio in Brasile e un'esperienza mediocre in Serbia, Adu è rimasto senza squadra. Insomma, l'esaltazione è un'emozione istantanea e passeggera.
C'è già chi esagera e chiama Ødegaard La Perla Noruega: quale perla? Si parla di un ragazzo di 15 anni, che ha ancora tutto da dimostrare, ma che forse sopratutto doveva esser lasciato crescere con calma. Rimanere allo Strømsgodset per un altro paio di stagioni, in una squadra dove tutti lo amavano, forse sarebbe stato meglio. E lo stesso Real avrebbe potuto comprarlo e lasciarlo in Norvegia per un biennio. Anche perché il ragazzo - trequartista classico - ha giocato appena una stagione nella Tippeligaen: un po' poco per dire che sia un fenomeno dal futuro assicurato, nonostante abbia già esordito in nazionale maggiore. Non posso che augurargli buona fortuna, ma l'esempio di Sergio Canales non ha portato bene.

Martin Odegaard, 15 anni e un presente al Real Madrid.

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