28.8.15

La scalata è appena iniziata.

Una formalità questo viaggio in Finlandia. Dopo il 5-1 dell'andata, il minimo sforzo sarebbe bastato per arrivare in Europa League per la seconda volta nella sua storia. Con lo 0-0 del ritorno, l'FC Krasnodar ce l'ha fatta e si conferma una delle realtà da guardare nei prossimi anni. Per tanti motivi, non solo economici (anche se c'entrano qualcosa).

Sergey Galitsky, 48 anni, patron del Krasnodar e magnate armeno.

Sul fatto che il calcio russo sia in netta crescita, non ci sono dubbi. Strano fenomeno quello dell'est: la nazionale fa una faticaccia e rischia di non esserci a Euro 2016, ma i club vanno benone. Il CSKA e lo Zenit hanno vinto una Coppa UEFA a testa nell'ultimo decennio: queste due squadre hanno fatto anche discrete cose in Champions League.
E le altre? Anche loro si stanno facendo vedere. Il Rubin Kazan si è fatto conoscere per il continente e ha conquistato due titoli nazionali, la Dinamo e lo Spartak faticano, ma fanno qualche comparsata. Alle loro spalle, però, spunta Krasnodar: se il Kuban deve ancora esplodere, il Football Club Krasnodar viaggia a velocità maestra verso la vetta del calcio russo.
Merito di Sergey Galitsky, patron del club. Una società giovane, visto che è stata fondata solo... nel 2008! In sette anni, il FCK ha scalato le gerarchie del calcio russo. Le due promozioni dalla terza serie alla prima sono arrivate nonostante il Krasnodar non fosse in zona promozione (quinto e terzo in quelle due stagioni), bensì sfruttando i guai finanziari di altri club.
Merito anche del supporto di Galitsky, che è il fondatore della Magnit, una delle più grande compagnie di vendite al dettaglio al mondo. Fondata proprio a Krasnodar, la società fornisce a Galitsky una fortuna personale non indifferente: nel giugno 2015, Forbes l'ha calcolata in un patrimonio di sette miliardi e mezzo di euro.
Di magnati russi ce ne sono parecchi, ma Galitsky ha speso i suoi soldi in maniera particolare. Il suo sogno è arrivare ai livelli dello Zenit e delle squadre di Mosca, ma in maniera graduale. Non è un caso se il patron di origini armene abbia speso 80 milioni di dollari per migliorare le strutture delle sue giovanili, oggi ritenute tra le migliori a livello mondiale.
L'ha spiegato lo stesso Galitsky: «Non stiamo cercando di esplodere, preferiamo svilupparci con calma e ottenere quello che meritiamo. Il nostro scopo è quello di capire come possiamo migliorare con il tempo. Il mio sogno? Una squadra composta solo dai giocatori delle nostre giovanili. Perché faccio tutto questo? Amo il calcio».
Le cose dovrebbero migliorare ulteriormente nei prossimi anni, visto che a fine anno sarà pronto il Krasnodar Stadium, il nuovo impianto costruito per i neroverdi. Costato 250 milioni di dollari, esso non sarà però usato per i Mondiali russi del 2018. Un gioiellino da 36mila posti solo per l'FCK, mentre i cugini del Kuban rimarranno al vecchio Kuban Stadium, pronto per esser rinnovato.


La partita in cui si è capito che questi saranno una mina vagante per i prossimi anni.

Le prime due stagioni in RPL sono state di ambientamento, ma poi tutto è cambiato. Nell'estate 2013 addio al manager Slavoljub Muslin, dentro Oleg Kononov, allenatore bielorusso che si è fatto una reputazione in Ucraina. Prima ha condotto il Karpaty Lviv addirittura in Europa League, poi ha ottenuto la promozione con il Sevastopol.
Arrivato a Krasnodar, il tecnico ha potuto acquistare qualche stella in più. L'FCK ha preso il bomber Ari dallo Spartak Mosca, lo svedese Granqvist dal Genoa e due nazionali russi come Mamaev e Shirokov. I risultati si sono visti subiti: quinto posto a fine campionato e finale di coppa contro l'FC Rostov, persa solo ai rigori.
Con gli arrivi di altri due nazionali (Bystrov e Izmailov), l'FCK si è rinvorzato per il 2014-15. Inoltre, è arrivata la partecipazione in Europa League: nei preliminari i neroverdi sono stati travolgenti, facendo fuori la Real Sociedad. Poi hanno beccato un girone di ferro con Lille, Everton e Wolfsburg: qualificazione impossibile, ma non sono arrivati ultimi.
I miglioramenti si sono visti in campionato, dove l'FCK è stato persino in corsa per vincere il campionato. Poi tre pareggi nelle ultime quattro giornate hanno tolto la possibilità di centrare i preliminari di Champions: secondi a pari merito con il CSKA Mosca, ma terzi per la differenza reti. Poco importa: rieccoli scattanti ad agosto, pronti a travolgere Slovan Bratislava e l'HJK Helsinki per giocare un'altra volta in Europa.
Molto del merito va proprio a Kononov, che molti hanno proposto come miglior manager della RPL nel 2014-15. Quest'estate sono arrivati anche Torbinski e Kaboré a rafforzare la squadra, ma sopratutto nessuno ha lasciato Krasnodar. Sono rimasti tutti, dai brasiliani Joãozinho e Wánderson all'uruguayano Mauricio Pereyra.
Galitsky ha ricordato una cosa: «Mi sembra stupido spendere tutti i nostri soldi sui giocatori. Sul campo non contano i soldi, ma la gente. Tento di approcciare il problema in maniera gentile: non compreremo mai giocatori con 40 o 60 milioni». Insomma, non come l'Anzhi. In campionato hanno già battuto lo Zenit a domicilio, in EL toccherà a Borussia Dortmund, PAOK e Gabala. Attenzione all'FCK: questi russi son strani.

Oleg Kononov, 49 anni, l'uomo alla guida dell'FC Krasnodar.

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