22.8.15

No more Pedrito.

Forse quel diminutivo gli stava stretto. Quell'-ito lo faceva sembrare il ragazzo eterno della cantera, invece lui si è dimostrato maturo fin dalle prime gare con la maglia blaugrana. Pedro Eliezer Rodríguez Ledesma alla fine deciso: basta con il Barcellona, addio ai 22 trofei conquistati. Sembrava che potesse andare a Manchester, invece sarà un nuovo giocatore del Chelsea.

Pedro alza la Supercoppa Europea: ancora una volta l'ha decisa lui.

Preoccupato da un inizio di campionato da brividi (sconfitta con l'Arsenal in Charity Shield e un punto nelle prime due di Premier), José Mourinho avrà chiesto a Roman Abramovich di aprire i cordoni della borsa per prendere lo spagnolo. E poco importa se davanti il Chelsea trabocchi di trequartisti e mezze punte.
Del resto, Pedro è un giocatore unico. Lo dice la sua carriera, densa di momenti sottovalutati ma decisivi. Lo dice il suo lavoro, che l'ha portato dall'essere un ragazzo qualunque della cantera blaugrana fino a esser un membro fondamentale del Barcellona, sebbene non abbia mai avuto i tratti del fuoriclasse che spacca le gare.
Nativo di Tenerife, Pedro esordiva con il Barcellona C mentre Messi muoveva i primi passi con i grandi. Da lì, il giovane canterano ha fatto tutta la trafila, passando anche per il Barca B. Sebbene Rikjaard gli avesse dato qualche minuto, è Pep Guardiola a trasferirlo definitivamente in prima squadra, convinto che quel ragazzo sarà utile.
E in effetti non sbaglia. Se il tridente titolare inizialmente è composto dalla magica combo Henry-Messi-Eto'o, comunque Pedro gioca. Subentra persino nella finale di Champions League del 2009 e l'anno dopo sorpassa Bojan nelle gerarchie, diventando titolare. Sì, arrivano David Villa e Ibrahimovic, ma per qualche motivo Pedro c'è sempre.
Il motivo è semplice: pur giocando meno degli altri, è iper-decisivo. La sua prima stagione a pieni ranghi nel Barcellona regala 52 presenze e 23 reti. Segna il gol della vittoria in Supercoppa Europea contro lo Shakhtar Donetsk e non si ferma più, stabilendo anche un record particolare: è il primo giocatore a segnare in sei competizioni diverse nella stessa stagione.
La musica non cambia nelle annate successive: arriva un gol nella finale di Champions del 2011 contro il Manchester United e va sempre in doppia cifra di gol. Tutto questo nonostante gli arrivi al Camp Nou di Luis Suárez e Neymar a peso d'oro. Cambiano i figuranti, ma Pedro c'è sempre. Nessuno, neanche Luis Enrique, può rinunciare a lui.
Però quel ruolo da comparsa gli sta stretto. I numeri gli danno anche ragione: con più spazio, chissà cosa potrebbe fare. E lo spagnolo l'ha confermato anche in questo 2015: insieme a Iniesta, Dani Alves, Messi, Piqué, Xavi e Busquets, ha fatto parte di due triplete. Come regalo d'addio, ha deciso anche l'ultima Supercoppa Europea: suo il gol del 5-4 al Siviglia.


Voglioso di giocare di più, alla fine il giocatore ha scelto di provare l'esperienza in Premier League. All'inizio avrebbe dovuto raggiungere la colonia spagnola del City, poi van Gaal aveva quasi messo le mani su di lui. Infine, Pedrito ha deciso di non trasferirsi a Manchester, bensì a Londra, sponda Chelsea. Un affare da 30 milioni di euro.
Adesso bisognerà vedere chi farà spazio allo spagnolo in quel di Stamford Bridge: con Moses che potrebbe andare in prestito, l'indiziato numero uno alla partenza potrebbe essere anche quel Juan Cuadrado che in Inghilterra non ha per ora convinto. Non è un caso se si parla di un possibile inserimento della Juventus a fine mercato.
Pedro non dovrebbe avere problemi invece. Un giocatore come lui è in grado di esprimersi ovunque. Certo, sarà diverso giocare nel 4-2-3-1 di Mourinho rispetto ai 4-3-3 vissuti al Barcellona: ci vorrà più dedizione in fase difensiva, ma non credo che questo rappresenti una difficoltà per un uomo dalle mille risorse come Pedro.
In fondo, il motivo del trasferimento al Chelsea l'ha spiegato Pedro proprio dopo la finale di Tblisi: «Non è un problema di soldi, ma di minuti». Anche perché il giocatore aveva rinnovato da poco fino al giugno 2019 con il Barcellona. Ora la Premier servirà come stimolo per dimostrare che lui vale più di un posto in panchina.
E poi è anche un modo per prendersi la nazionale: a 28 anni, Pedro conta è un campione del Mondo e d'Europa con la sua partecipazione alle rassegne del 2010 e del 2012. Score da 51 presenze e 16 reti con la Spagna, è tempo di prendersi la ribalta. Quel diminutivo gli ha sempre dato fastidio: no more Pedrito.

Pedro, 28 anni, si è unito al Chelsea di José Mourinho.

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