12.11.13

Luci (ed ombre) a San Siro.

Ci sono il bene e il male, la luce e l'oscurità, il buono ed il cattivo. A giorni, Massimo Moratti si prepara a consegnare l'Inter nelle mani di Erick Thohir (70% del capitale interista va al magnate indonesiano) e già si fa un bilancio generale della sua presidenza. I numeri sono buoni, ma forse l'esaltazione nei confronti del fu presidente nerazzurro è diventata eccessiva: guardando la sua reggenza ventennale, qualche appunto mi sento di farlo. Specie se si considera quanto e come si è speso in questi anni.

Massimo Moratti nel 1995: il 25 febbraio acquista ufficialmente l'Inter.

Partiamo dai numeri, che sono freddi e calcolatori, ma che ci consegnano un quadro d'insieme. L'Inter, sotto Moratti, ha portato a casa cinque campionati (compreso quello discusso del 2005/2006), quattro Coppe Italia, quattro Supercoppe Italiane, una Champions League, una Coppa UEFA ed una FIFA World Cup per club. Sono ben sedici trofei: non male. Tuttavia, una prima considerazione si può fare sul fatto che, di certo, l'Inter di Moratti jr. non lascerà la stessa impronta di Moratti sr.: il padre di Massimo, Angelo, creò di fatto la "Grande Inter", allenata da Helenio Herrera. Una squadra che vinse molto meno di quella di tempi più recenti, ma che forse rimase consegnata alla storia per la capacità di fare un grandissimo gioco già nei lontani anni Sessanta.
Se si torna alla realtà, questo quasi "ventennio" - termine purtroppo consueto nel vocabolario italiano - rimarrà alla storia per alcune cose positive, ma anche per tante negative che ormai si tendono a dimenticare. Il popolo italiano, anche in fatto di pallone, tende ad essere molto smemorato. E il presidente Moratti non si è certo smentito: dopo la vittoria in Champions nel 2010, disse che un sistema aveva impedito alcune sue vittorie. Sicuramente il sistema c'era, ma non danneggiava solo l'Inter. Tanto per fare un esempio, il 5 maggio 2002 non è accaduto certo per colpa della cosiddetta "cricca" di Moggi e compagnia bella. E poi va ricordato come il presidente Moratti non sia certo uno stinco di santo: il presidente nerazzurro ha sempre criticato i comportamenti altrui, ma non ha mancato di essere sleale a modo suo. Lo scorso settembre, l'Inter è stata condannata - insieme a Telecom Italia - per aver spiato Bobo Vieri: insomma, fare il santo non è facile per il Moratti nerazzurro.
Se diamo poi un'occhiata al campo, c'è lo strano fenomeno italiano di cancellare quanto avvenuto nei suoi primi dieci anni di presidenza e considerare solo quelli dopo l'estate del 2006. Perché quell'estate ha rappresentato lo spartiacque dell'Inter morattiana. Fino a quell'anno, l'Inter ed il tifoso nerazzurro erano sbeffeggiati perché il fan interista era quello che sognava sotto l'ombrellone. Quello che parlava apertamente di scudetto, salvo poi doversi rimangiare tutto già a primavera. Quello che si vedeva in squadra Ronaldo, Baggio e Vieri nella stessa stagione e che poi doveva accontentarsi di un quarto posto. Quello che vedeva il suo presidente spendere 500 milioni di euro fino al 2002, per vincere un solo trofeo. Insomma, non proprio il prototipo della squadra vincente. Ormai, il tifoso interista era più una barzelletta o un essere umano da compatire: nessuno che segua il calcio merita le sofferenze che quel tipo di supporter ha vissuto nel primo decennio dell'era Moratti. Poi è arrivata Calciopoli, con le sentenze che forse hanno pure salvaguardato troppo gli imputati dell'epoca. Però, sarebbe ingiusto negare che quello tsunami non abbia aiutato la situazione dell'Inter. Al di là del vantarsi dell'essere "gli onesti", il club nerazzurro da lì ha vinto il 75% dei trofei che si sono alzati nella gestione di Massimo Moratti. I numeri sono freddi, ma sono imbattibili.

22 maggio 2010: l'Inter torna vincere la Champions e Moratti la solleva.

Proprio per questo, nella prima parte della presidenza del padrone della Saras si trovano i traumi più grandi. Fino al 2006, il club nerazzurro diventa quasi un divertimento per i tifosi altrui. Il primo trauma si registra nella data del 21 maggio 1997: l'Inter si gioca la finale di Coppa UEFA, nell'ultima edizione che fu giocata con la formula dell'andata/ritorno. Dopo l'1-0 subito dallo Schalke 04 in terra tedesca, l'Inter rimontò grazie al gol di Zamorano, ma il nervosismo era alle stelle. Hodgson e Zanetti quasi alle mani fu solo l'antipasto. Ai rigori, dopo 120' di fatiche, i nerazzurri persero grazie a due errori di Zamorano e Winter: coppa ai tedeschi e primo psicodramma "morattiano". La vittoria sempre in Coppa UEFA del 1998 mitigò leggermente uno delle partite simbolo dell'era Moratti: Juventus-Inter del 26 aprile di quell'anno. L'Inter arrivò da seconda in classifica al "Delle Alpi" e passò in svantaggio per un gol di Del Piero. Poi il pata-trac: contatto netto tra Iuliano e Ronaldo, ma niente rigore. L'azione prosegue e West stende Del Piero: stavolta il penalty c'è. E poco importa che Pagliuca lo pari: la furia nerazzurra ancora oggi ha valicato i confini dello spazio-tempo. A questa va aggiunta la perla delle perle: il 5 maggio 2002. Con un punto di vantaggio sulla Juve e due sulla Roma, l'Inter buttò scudetto e qualificazione diretta alla Champions nell'ultima giornata del campionato 2001/2002. All'"Olimpico" di Roma, una Lazio ormai demotivata ebbe la meglio del club di Moratti: le lacrime di Ronaldo e la delusione dei tanti supporters dell'Inter (di cui ricordo l'arrivo alla stazione Termini quella mattina: ero piccolo, ma passammo di lì) rimasero nella storia. A queste pietre miliari, vanno aggiunte le stagioni 1998/1999 e 2000/2001, che furono dei veri e propri psicodrammi estesi per un'intera annata (il 6-0 subito dal Milan nel derby fu il punto più basso dell'era Moratti).
Poi, dopo il 2006, tanti successi e la ritrovata capacità di costruire qualcosa. Quattro campionati vinti nel quadriennio tra il Mondiale tedesco e quello sudafricano, di cui due dominati. Nel 2008 e nel 2010, invece, si rischiò qualcosa: in entrambi i casi, la Roma fu campione d'Italia per qualche minuto, prima di vedersi svanire il sogno davanti. I giallorossi furono l'antagonista principale di quegli anni: il Milan arrancava, la Juve tornava sfasciata dall'incubo Calciopoli e la Fiorentina non era abbastanza forte per arrivare a quei livelli. In più, c'è stata la ribalta europea: con Mancini non si è potuto costruire molto, ma con Mourinho le cose sono cambiate. E' arrivato addirittura il "triplete", con vittorie in campionato, Coppa Italia e Champions League. Il 22 maggio 2010 l'Inter alzò la terza Champions League, dopo ben 45 anni di digiuno. Tuttavia, Moratti ha dovuto rovinare tutto un'altra volta: quei quattro anni perfetti non potevano durare per sempre, ma l'Inter fece tanti errori. Via Mourinho, si poteva smantellare con intelligenza: vendere Maicon al Real per un pacco di milioni è meglio che regalarlo due anni dopo al Manchester City... invece, l'amore ha prevalso sulla ragione. Così, l'Inter ha fatto molta fatica negli ultimi tre anni: un secondo, un sesto ed un nono posto. Sei allenatori diversi, tanti milioni spesi e poche soddisfazioni, come la Coppa Italia del 2011 ed il Mondiale per club vinto ad Abu Dhabi. Ora si riparte con Thohir: la gara contro il Livorno di sabato sera è stata l'ultima da presidente per Massimo Moratti. Che rimarrà presidente per molti dei tifosi, ma che forse dovrebbe guardarsi allo specchio prima di farsi beatificare: non sempre ci son state solo le luci a "San Siro".

Massimo Moratti, 68 anni, parla con l'allenatore interista Walter Mazzarri, 52.

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