2.11.13

Un passaporto di troppo.

Si dice sempre che il più grande sogno di un giocatore sia vestire la maglia della propria nazionale; meglio ancora se il lieto evento si concretizza in una grande manifestazione, come un Europeo o un Mondiale. Ecco, Diego Costa avrà forse la fortuna di farlo, ma per prender parte al prossimo Mondiale, ha deciso di NON giocare con la sua nazionale. Un paradosso che ha un suo senso: il bomber dell'Atletico Madrid ha rifiutato la chiamata del Brasile e ora aspetta solo un cenno di Del Bosque per chiudere l'affare con la Spagna.

Diego Costa con la maglia del Brasile: un'immagine che non rivedremo più.

Rifiutare la Seleção non è da tutti. Tuttavia, Diego Costa non è uno qualunque: il brasiliano ha aspettato tanto per emergere, ma adesso si sta prendendo la rivincita con gli interessi. E' al centro dell'attenzione: con l'Atletico Madrid, sta riuscendo nella difficile impresa di non far rimpiangere ai tifosi l'addio di Radamel Falcao, volato a Montecarlo in estate. Quando il colombiano è andato via, dopo un biennio da protagonista, tutti si sono chiesti se l'Atletico si sarebbe confermato come terza forza a livello spagnolo. Non solo ci sta riuscendo perché è un'ottima squadra, guidata da un ottimo allenatore, ma anche perché c'è quel Diego Costa che sta facendo grandi cose. Dati: 14 partite ufficiali tra Liga, Supercoppa nazionale e Champions League, 14 gol. In campionato, il brasiliano è stato la colonna che ha permesso all'Atletico di essere letale e di registrare una striscia di otto vittorie consecutive in campionato, che ancora adesso consente alla squadra di Madrid di essere vicina alla testa della Liga. Un suo gol, infine, ha permesso all'Atletico di tornare a vincere il derby contro il Real in campionato dopo tantissimi anni.
Una crescita, quella di Diego Costa, iniziata da lontano: solo un cieco poteva non accorgersi dei progressi del brasiliano durante gli anni. All'Atletico, dove gli occhi funzionano benissimo, hanno scommesso su Diego Costa sin da quando l'attaccante era un perfetto sconosciuto. Dopo qualche gol in seconda divisione portoghese con la maglia del Penafiel, i "colchoneros" comprano questo centravanti di 19 anni. Vari prestiti in giro per la Spagna non danno i risultati sperati: dopo un breve ritorno allo Sporting Braga (club che lo aveva portato in Europa per primo), i prestiti al Celta Vigo e all'Albacete dicono che il ragazzo segna 14 gol in due stagioni in seconda divisione spagnola. Un po' poco per sperare di giocare all'Atletico; così, arriva la proposta del Valladolid, squadra di bassa classifica in Liga. Il brasiliano giunge in biancoviola e segna sette reti in tutta la stagione; di queste, sei nelle prime 12 gare. C'è un'opzione per l'Atletico nel caso il club volesse riprendersi l'attaccante: i "colchoneros" ci credono e riportano Diego Costa a casa per un milione di euro.
A quel punto, l'attaccante comincia ad entrare nei ranghi della prima squadra, facendo da riserva per Forlan ed Aguero. Altri otto gol stagionali nel 2010/2011 fanno pensare che si possa riprovare l'ipotesi-prestito. La rottura del legamento crociato sembra rovinargli la stagione, ma un altro viaggio lo rimette in gioco. Stavolta la meta è vicina: la terza squadra di Madrid, il Rayo Vallecano, accoglie il brasiliano. Sarà un'operazione decisiva per la salvezza del Rayo: il giocatore in prestito dall'Atletico segna nove gol in 16 gare e porta in salvo il club. Tornato da Simeone la scorsa estate, Diego Costa ha giocato parecchio: con o senza Falcao, l'allenatore biancorosso non l'ha mai messo da parte. E i risultati si sono visti: il bomber di Lagarto ha finalmente raggiunto la doppia cifra, toccando quota 20 in tutta la stagione. Sopratutto, i suoi gol sono stati fondamentali per la vittoria in Copa del Rey: otto marcature in otto partite, tra cui quella decisiva in finale contro i cugini del Real. Prestazioni che l'hanno portato all'attenzione del C.T. del Brasile, Scolari, che non ha esistato a convocarlo per un paio di amichevoli contro Italia e Russia. Una volta esordito, sembrava tutto fatto perché Diego Costa potesse diventare un punto fermo della nazionale verdeoro.

Diego Costa ai tempi del Rayo Vallecano: lì ha cominciato a farsi notare.

Invece, niente da fare: nonostante una stagione piuttosto sorprendente con la maglia dell'Atletico, non c'è stato spazio per lui in nazionale in nessuna occasione ufficiale. Per far sì che diventasse eleggibile solo per il Brasile a tutti gli effetti, Diego Costa avrebbe dovuto giocare in un match ufficiale. Sfortunatamente per Scolari e compagni, il Brasile ospiterà i Mondiali, quindi è già qualificato. Tuttavia, un'altra occasione c'era: la Confederations Cup. Difficile chiamare il giocatore dell'Atletico nell'estate scorsa, perché c'erano già pronti Fred (rinato alla Fluminense) e Leandro Damião. Finita quindi? No, perché la star dell'Internacional si è infortunata poco prima dell'inizio della competizione. A quel punto, si è deciso tutto: Scolari ha chiamato il redivivo Jô e niente nazionale per Diego Costa. Risentitosi, l'attaccante dell'Atletico non ha visto più spiragli per la Seleção e ha cominciato a flirtare con la federazione spagnola. Quindi, si è arrivati alla decisione di questi ultimi giorni, spiegata dallo stesso Diego Costa in una recente intervista.
Certo, bisogna precisare una cosa: la convocazione dell'attaccante dell'Atletico Madrid non è così sicura. Se la Spagna, una volta come i suoi cugini lusitani, faceva fatica a trovare grandi centravanti, ora è piena. C'è Fernando Torres, rinato nell'ultimo anno e finalmente simile a quello visto a Liverpool negli anni d'oro. C'è Roberto Soldado, spesso sottovalutato, che sta facendo bene nella nuova avventura inglese con la maglia del Tottenham. C'è Alvaro Negredo, arrivato al Manchester City e pienamente parte del progetto tecnico di Pellegrini. Infine, ci sarebbe anche Fernando Llorente, bloccato però in quanto a gol con la casacca della Juventus. Tuttavia, Diego Costa appare al momento in grado di conquistarsi un posto in Brasile: come detto sopra, la sua stagione fin qui è stata straordinaria.
C'è chi, in Brasile, l'ha accusato di esser stato comprato. Può essere. Oppure no. La verità è che in Brasile non hanno mai creduto nel ragazzo: cresciuto nell'area di San Paolo, è stato costretto a lasciare la propria patria, visto che nessuno ha creduto in lui. Così, l'attaccante ha raggiunto la Spagna, che ha imparato pian piano ad apprezzarlo: la Liga lo ha fatto conoscere al mondo e lui sta ricambiando, trasformandosi in una star di questo campionato. Per carità, storicamente sono contrario agli oriundi (il caso Amauri-Italia rappresenta la turbe di questo sistema); tuttavia, dal punto di vista umano e psicologico, posso capire Diego Costa. La nazionale che avrebbe voluto rappresentare lo chiama, ma non crede in lui abbastanza e non lo convoca per competizioni ufficiali. E' normale che una volta che si fosse fatta avanti la Spagna, il ragazzo avrebbe ceduto: perché essere testardo e senza speranza? Il giocatore dell'Atletico vuole giocare il Mondiale ed è possibile che possa farlo con la maglia delle "furie rosse".
E così in Brasile è partita la psicosi. La paura. Il terrore che la finale del Mondiale casalingo sia il replay di quella di Confederations Cup: Brasile-Spagna. E che il "traditore" Diego Costa faccia disperare tutti nel nuovo "Maracanà". E se quel passaporto di troppo equivalesse al gol di Ghiggia della finale, persa contro l'Uruguay, nel mondiale casalingo del 1950? Forse bisognava pensarci meglio: la "pantera" non perdona.

Diego Costa, 25 anni, ha deciso: giocherà per la Spagna di Del Bosque.

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